Zucchinali, campione senza tempo

Ecco il ricordo di Nicola Rinaudo dell’indimenticato Aristide Zucchinali alla cui memoria sarà intitolato, il prossimo 24 febbraio, il “TRAPANI CLUB VERONA”.

Ottomila occhi umidi di commozione. Ottomila mani spellatesi per un appaluso che sembrava non finire più. Un vento teso. Tendente all’impetuoso. Una tela d’autore dai tratti decisi. Con un colore dominante: il granata.
Così il Trapani e i trapanesi hanno tributato il loro sentito omaggio a quel piccolo–grande uomo: Aristide Zucchinali.
Ha voluto portarsi dietro, nel suo nuovo viaggio, a spasso per l’eternità, quella maglia, la maglia granata del “suo” Trapani. Un amore viscerale tra il bergamasco di Levate e la città del sale. Esploso in un’infuocata estate di 60 anni fa; onorato da rinunce clamorose (il rifiuto d’approdare in serie A, con la Spal); sublimato da fedeltà e devozione assolute.
Un caso unico: l’idolo che diventa mito; il mito che si trasforma in leggenda.
Non solo amore, passione, dedizione, però. Ma anche tenacia e voglia di combattere. Sempre. Soprattutto di fronte alle avversità. Un gran guerriero. Un vero condottiero. Una vita di corsa, la sua. Presa a calci dallo sportivo; presa sul serio, molto sul serio, dall’uomo di tutti i giorni.
Un unico caposaldo: la famiglia. La sua grande famiglia. In principio, l’unione con Tina (strappata prematuramente al suo affetto da un destino atroce) i cui frutti si chiamano Monica e Fabrizio. Poi, l’incontro con Gianna (donna di virtù non comuni, rimasta al suo fianco fino all’ultimo respiro) e l’arrivo di Ilaria e Claudia.
Già, il focolare domestico con gli adorati nipoti e i loro preziosi padri.
Quell’intimità alla quale ti aggrappi in ogni momento.
Dalla quale ricevi, ma a cui dai. Anche, semplicemente, con un sorriso.
Sembra, quella di Aristide Zucchinali, una favola fantastica. Invece, è una storia vera. Così vera da non avere bisogno d’essere raccontata neanche dal più abile e talentuoso narratore. Una storia, insomma, che si racconta da sola. Anche di fronte alla fine dell’esistenza terrena. Una pratica che solo “Zucchi” poteva liquidare in
un amen. Alla sua maniera. Impedendo, a quel nemico (la sua malattia, ndr), di continuare a tormentarlo con i suoi dispetti.
Ciao, “Ari”. Campione di tutto. Senza tempo…
Nicola Rinaudo

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nella foto in alto gli esponenti del Trapani Club Verona in visita a Arcene (BG) a casa Zucchinali,
nella foto in basso Aristide in una foto recetnte.