“Una scelta doverosa, nata anche su sollecitazione dei parenti delle vittime”. Così, stamane, l’amministrazione comunale di Trapani ha voluto ricordare in maniera tangibile, e per gli anni e le generazioni a venire, le vittime del naufragio dell’Espresso Trapani, il traghetto colato a picco nel 1990 a poche miglia dalla costa della città.
Oggi, nel 30° anniversario di quel tragico evento in cui morirono tredici persone, il Comune ha dedicato loro una via del centro storico, nei pressi del porto peschereccio, rinominando la via “Gara” in via ”Vittime dell’Espresso Trapani”.
“Quel naufragio – ha commentato il sindaco Giacomo Tranchida – è stata una grave tragedia del mare e ha segnato profondamente la comunità trapanese e, in particolare, quanti dal mare ricevono sostentamento per la propria famiglia. La via scelta per l’intitolazione non è casuale, termina sul mare, verso lo scoglio dei Porcelli, proprio dove perirono i nostri marinai”.
Stamattina il sindaco, dal molo di fronte la Capitaneria di Porto, ha reso omaggio alle vittime con un mazzo di fiori deposto in mare. Era presente anche il consigliere comunale Giuseppe Virzì, che già lo scorso anno aveva organizzato un’iniziativa di commemorazione, che ha dato lettura della preghiera scritta dal vescovo Pietro Maria Fragnelli per l’occasione. Tutte le navi del porto hanno suonato le loro sirene.
“Oggi è un giorno triste per Trapani – ha detto il consigliere – nel quale ricordiamo quella che è stata la più grave tragedia consumatasi nel mare trapanese negli ultimi 50 anni. Una tragedia che negli anni passati non è stata ricordata per come era giusto fare. Nel mio ruolo di consigliere comunale mi è sembrato giusto, e per certi aspetti doveroso, ricordare quelle vittime,. Ecco perché lo scorso anno ho proposto in Consiglio comunale di intitolare loro una strada. Ringrazio il sindaco Tranchida e l’assessore Pellegrino per avere accolto la richiesta. Mi auguro che presto possa essere realizzato un monumento in memoria di tutte le vittime del mare”.
Sullo specchio acqueo del luogo del naufragio – per un analogo omaggio alle vittime – si è, invece, recata una motovedetta della Guardia Costiera. A bordo il comandante della Capitaneria, il capitano di Vascello Paolo Marzio, il cappellano militare don Giuseppe Maniscalco e un superstite del naufragio, Antonio Gallo, al tempo imbarcato sull’unità come 2° ufficiale di macchina e oggi impiegato civile in servizio alla Capitaneria di Trapani. Due le corone di alloro rilasciate in mare, una a nome della città di Trapani e l’altr della Gente di Mare.
Una commemorazione, quella odierna, che è stata necessariamente ridimensionata, rispetto alle intenzioni dell’amministrazione comunale, a causa delle disposizioni per l’emergenza coronavirus ma che è ugualmente importante per segnare una attenzione ritrovata verso questo grave episodio luttuoso.
L’Espresso Trapani svolgeva servizio tra Trapani a Livorno per la società Co.na tir . e imbarcava quasi esclusivamente camion e TIR con cabine per gli autisti dei mezzi. Il 29 aprile 1990, alle 17, a 4 miglia dall’isola di Formica, fece una virata a sinistra per allinearsi all’ingresso del porto di Trapani ma sbandò paurosamente sulla destra, forse per il distacco delle catene che tenevano fermi i camion nella stiva per poi inclinarsi, capovolgersi e affondare in soli 15 minuti in una giornata di bonaccia e mentre in città era in corso la processione della statua di San Francesco di Paola.
In quel momento a bordo c’erano 52 persone tra passeggeri ed equipaggio. I morti furono tredici, quattro marinai e nove passeggeri, ma furono ritrovati solo sei corpi, degli altri sette nessuna traccia, probabilmente rimasero intrappolati nella nave. Il comandante del traghetto, Leonardo Bertolino, al suo ultimo viaggio prima della pensione, affondò con l’imbarcazione così come il direttore di macchina Gaspare Conticello. Il relitto si trova ancora a 112 metri di profondità.
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