Una volta, l’avvocato Federico Buffa riferendosi a New York e al fatto che questa città trasudi basket scrisse che “Anche la Statua della Libertà ha il braccio alzato, pronta per ricevere in post basso”. A Trapani, invece, ho sempre sognato un playground in via Torre di Ligny. Perché Trapani è questo: mare, vento, monumenti stupendi ma in decadenza e pallacanestro.
Quel playground non potrà mai nascere, per ovvi motivi, però questa città trasuda basket, come New York. E la tradizione cestistica è profonda, con un amore che trova il culmine trent’anni fa. Trapani è la città dei due mari, ma come scrivono bene i giornalisti Andrea Castellano e Fabio Tartamella, Trapani è “Una città tra due canestri”.
Uscirà, infatti, il 5 luglio prossimo il libro (edito da Margana edizioni) che ripercorre la storia granata, la storia della Pallacanestro Trapani nella stagione 1990/91 (ma non solo) che portò, per la prima volta nella storia, una formazione siciliana nella massima serie.
Verrà ripercorsa tutta la storia. Dalle palestrine ai più grandi e celebrati palasport d’Italia, la storia dell’assalto al cielo da parte di una piccola società in una piccola città del profondo sud, innamorata – chissà per quali insondabili ragioni – dello sport dei giganti.
Le penne “storiche” di Andrea Castellano e Fabio Tartamella racconteranno dello spareggio per la B del 1978, col Paese sotto shock per il delitto Moro, a un’epica partita contro Torino agli inizi del 2014, quando tutto sembrava di nuovo possibile. Insomma, della nostra storia, di “35 anni in 11 partite”.
La prefazione è affidata a Flavio Tranquillo, giornalista di Sky e vero gotha della Pallacanestro, quello con la P maiuscola che scrive: «Di storie, nel libro che state per leggere, ce ne sono davvero tante. Ci sono derby da 265 punti, stranieri di livello oggi inimmaginabile, coach leggendari, grandi avversari e tempi eroici. Per fortuna, però, nel libro c’è molto di più, c’è il valore che i singoli eventi narrati hanno: un valore alto, che possiamo chiamare molto semplicemente “vita”».
Alle undici partite raccontate fa da sfondo la città di Trapani, che attraverso uno sport universale quale la pallacanestro tenta di sprovincializzarsi, d’entrare da protagonista in un mondo che non è il suo. Personaggi indimenticabili si avvicendano, dai padri fondatori dalla cui passione tutto nacque, ai visionari che immaginarono l’inimmaginabile fino ad allenatori e giocatori indimenticabili.
La postfazione è affidata proprio a uno di quei “personaggi indimenticabili”: Luca Banchi, ex allenatore granata, attuale commissario tecnico della Lettonia. «Sono a New York e mi ha appena raggiunto la notizia della scomparsa di “Dado” Lombardi. Il legame che mi unisce a Trapani e la mai celata passione per questa terra e chi la abita risale proprio ai grandi duelli tra Dadone Lombardi e Gianfranco “Cacco” Benvenuti, che ho sempre ritenuto la mia principale fonte di ispirazione cestistica. E se alzo gli occhi al cielo li vedo, Cacco e Dado, dibattere su quale sia la difesa match-up più efficace».
Scrivere degli autori, invece, non è facile. Sono due maestri del giornalismo trapanese. Andrea Castellano (Trapani, 1961), è un giornalista, ha collaborato per quasi quarant’anni col Giornale di Sicilia, occupandosi principalmente di basket. Con Coppola Editore, poi Margana, ha pubblicato “Pietro Lungaro alle Fosse Ardeatine per la libertà e la democrazia”. Tiene un blog sul sito nostro sito, TrapaniSi.it.
Fabio Tartamella (Trapani, 1965), è anche lui un giornalista, collabora con La Repubblica e Telesud. Da sempre appassionato del Trapani Calcio. «La cosa di cui sono più orgoglioso? Essere stato l’unico tifoso della nostra città presente a Perugia nell’ultima trasferta in serie B delle maglie granata». Ha giocato nella Pallacanestro Trapani dal 1980 al 1988. Da trent’anni è docente nelle scuole superiori, e dal 1999 insegna Diritto Marittimo all’Istituto Nautico di Trapani.
Fabio e Andrea, per chi sta scrivendo, sono due persone importanti. Due amici che non hanno mai negato un consiglio o un suggerimento ad un giovane scribacchino di provincia come il sottoscritto. A un unirci, però, uno sconfinato amore per quella palla arancione a spicchi.
Perché, alla fine, la morale è semplice: il basket è uno sport democratico. E il miracolo della Pallacanestro Trapani è l’emblema di tutto. Alla fine, una storia comune a tanti luoghi: è successo a Trapani, sarebbe potuto accadere ovunque. Siamo stati fortunati.