Terremoto Belìce: una lettera al Presidente Mattarella per chiedere completamento lavori

A pochi giorni da 51esimo anniversario del terremoto del Belìce del 1968, il Coordinamento dei sindaci della Valle del Belìce, rappresentato dal primo cittadino di Partanna Nicolò Catania, scrive al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere un incontro urgente.

Un colloquio per discutere del completamento della ricostruzione con i rappresentanti dell’attuale Governo nazionale. “È da poco trascorso il 15 gennaio – scrive Nicolò Catania – data del tragico terremoto che per noi rappresenta una pietra miliare della nostra storia. Lo scorso anno abbiamo avuto il grande onore di poterLa accogliere con orgoglio, quale simbolo di un Paese forte e presente. Quest’anno invece rimbomba sonoro l’assordante silenzio di uno Stato”.

“Questo terremoto – precisa Catania – continua a piegarci quando siamo costretti a scendere, ancora dopo 51 lunghissimi anni, in piazza a protestare contro uno Stato che ci nega diritti già riconosciuti”. I sindaci evidenziano come la ricostruzione sia imbrigliata nelle pastoie burocratiche che impediscono la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria: strade, fognature, condotte idriche, un’impensabile assenza di infrastrutture fondamentali.

“Alla luce di questo, – si conclude nella nota – dobbiamo esprimerLe il nostro profondo rammarico per una situazione che, a distanza di un anno dalla Sua venuta, non solo non è mutata, ma tende a peggiorare”. Il Coordinamento si rivolge dunque direttamente al Presidente. “Affinchè l’incontro risolutivo, che abbiamo più volte richiesto senza riscontro, possa avvenire, così da permettere che questa drammatica e dolorosa pagina della nostra storia conosca un giusto e doveroso epilogo e sia assicurato il completamento della nostra ricostruzione”.

Sono passati 51 anni ed ancora la burocrazia ferma un paese distrutto. Un paese che da cinquantuno lunghissimi anni vuole ricostruire la sua storia. Ricordare il passato è un bene, ma quando il presente è migliore, altrimenti quello che è successo “ieri” rischia di essere un assordante presente per le generazioni future.