Sicilia seconda solo alla Campania per il costo dello smaltimento rifiuti. Il dato emerge dal dossier dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva.
Nell’Isola sono cinque i capoluoghi di provincia che si piazzano nella top ten nazionale dei cittadini più tartassati. I Siciliani pagano il conto di gare per la raccolta dei rifiuti che vanno deserte, di ben 260 stazioni appaltanti che fanno gare e mini gare per il servizio dei rifiuti senza alcun controllo ed economia di scala, della mancanza di programmazione degli impianti, con le discariche che sono cresciute a dismisura occupando uno spazio pari quasi all’estensione di una città come Trapani.
Nel dossier sulla Tari in Italia si legge che la città nella quale si paga di più, in media, (per una casa di 100 metri quadrati e tre componenti) è Catania, con 504 euro, seguono Cagliari con 490 euro e Trapani con 475 euro.
Tra le prime dieci città ci sono cinque capoluoghi siciliani: oltre Catania e Trapani, anche Siracusa (442 euro), Agrigento (425 euro) e Messina (419 euro).
Quasi tutte le altre città siciliane in classifica hanno una Tari superiore alla media italiana, che è di circa 300 euro. Palermo ha una tariffa media di 309 euro, Ragusa di 405. Fanno eccezione solo Enna e Caltanissetta, con 280 euro.
Analizzando le tariffe dei 112 capoluoghi di provincia esaminati, sono state riscontrate variazioni in
aumento in circa la metà, 51 capoluoghi, tariffe stabili in 27 capoluoghi e in diminuzione in 34. A Matera si registra l’incremento più elevato (+19,1%), a Trapani la diminuzione più consistente (16,8%).
A livello regionale, se Sicilia ha una spesa media pari a 394 euro – peggio fa solo la Campania con 421 euro – la Lombardia si ferma a una media di 241 euro, il Piemonte a 276 euro, il Veneto a 234 euro. Il Trentino Alto Adige è la regione dove si paga meno.
La classifica di Cittadinanzattiva è sovrapponibile a quella della differenziata: meno raccolta differenziata si fa più sono alti i costi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.
La Tari in Sicilia è elevato anche per altri motivi: a differenza delle altre regioni, essendo un’isola, spende di più per inviare fuori i rifiuti prodotti. Questa condizione avrebbe richiesto una maggiore attenzione, da parte di chi ha governato l’Isola negli ultimi veni anni, nella pianificazione degli impianti, mai attuata.
La Sicilia è l’unica Regione ad aver consentito anche a singoli Comuni di bandire gare in proprio, senza alcuna economia di scala e senza alcun collegamento con l’impiantistica per lo smaltimento. Oggi i Comuni pagano (e caricano il costo in tariffa) per mandare i rifiuti anche a centinaia di chilometri di distanza nella prima discarica utile o nel primo impianto di compostaggio aperto: in quest’ultimo caso gli impianti attivi si contano sulle dita di una mano e basta che ne chiuda uno e subito il sistema va in tilt come abbiamo visto in questi mesi anche nel Trapanese.