“Nicola, senti questa!” e sul giradischi la puntina iniziò a vibrare nel solco di un vecchio Long Playing.
Sì perché allora la musica aveva il colore nero del vinile, e se eri un normale disk jockey come me, avevi anche il privilegio di toccarla, di guardarla nelle copertine artistiche dei dischi, grandi come un quadro, belle come un ricordo indelebile. Sulla copertina c’era il nome di Duke Ellington ed il brano aveva la forza di una locomotiva!
“Bella vero? la conosci? s’intitola ‘Take the A Train’ – mi dicesti – secondo me è perfetta per quello che dobbiamo fare”.
“Ma se non sbaglio questa è già una sigla di una rubrica televisiva, quella del cinema”, ti risposi ma, come spesso facevi quando eravamo in radio, prendesti due matite ed iniziasti a picchiettarle sul tavolo seguendo il ritmo della musica.
Quando poi aprii il microfono e quel tuo ritmo di legno su legno, entrò nel mixer ed andò in onda, quel motivo diventò la sigla del nostro programma di jazz alla radio… con Tonino Di Pasquale che forse allora ancora non sapeva che da grande avrebbe fatto il musicista…
Eravamo a metà degli anni Ottanta, e quella era solo una delle tante serate passate in radio ad ascoltare musica illudendoci che, facendola ascoltare agli altri, il mondo in qualche modo sarebbe cambiato.
Eravamo ragazzi e i nostri sogni erano costruiti su un pentagramma, fatti di ritmi e melodie, di ritornelli e parole in musica. Sogni che in qualche modo si sono concretizzati nel tempo per entrambi.
Io ho continuato a fare radio, con la mia voce e le mie trasmissioni, tu sei diventato un vero musicista, il professore Di Pasquale, il mio amico Tonino.
Oggi pomeriggio quel treno “A” della metropolitana di New York è venuto a prenderti.
Si è fermato in via Fardella davanti la chiesa del Sacro Cuore, gremita dai tuoi tanti amici che hanno battuto le mani a ritmo di jazz salutandoti con gli occhi umidi.
Quando poi “Take the A Train” ha lasciato il posto a “When The Saints Go Marching In”, sarà stata una mia impressione ma, anche il traffico caotico del pomeriggio s’è fermato per qualche minuto e la tristezza s’è tramutata in un incontenibile “motivo” di speranza.
Come ho scritto ieri sera sul mio profilo Facebook, Tonino, amico mio, l’unica cosa che riesce ad alleviare il mio dolore è pensare al sorriso degli angeli che lassù da oggi ascoltano jazz.
Grazie ad Enzo Lucchese per aver immortalato in una diretta video un momento unico per questa apatica città che per qualche minuto s’è trasformata in una New Orleans dove anche il lutto e la tristezza diventano musica e creano armonia!