“Giudichiamo gravissimo il paventato taglio del 50% dei servizi di trasporto urbano ed extraurbano a partire dal primo di luglio di quest’anno. Se l’annuncio dell’Assessorato regionale ai Trasporti dovesse diventare atto concreto, ciò comporterebbe la totale soppressione dei servizi di trasporti su strada con il conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori”. Ad affermarlo sono i segretari di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Sicilia, Franco Spanò, Dionisio Giordano, Agostino Falanga e Giuseppe Scannella che annunciano lo stato di agitazione di tutti i lavoratori delle aziende del settore del Tpl.
“E’ gravissimo pensare di poter risolvere i problemi del bilancio regionale scaricandoli sulle aziende, sui lavoratori e sugli utenti del trasporto, un settore già notevolmente sotto dimensionato già oggetto del taglio di centinaia di milioni di euro negli anni scorsi a partire dal 2011”. Secondo i sindacalisti è “legalmente e tecnicamente impossibile tagliare di oltre il 50% i chilometri già previsti in un solo semestre, senza con questo, di fatto, sopprimere i servizi oggi programmati e senza pregiudicare l’avvio del percorso di riforma. Ad essere pregiudicata – proseguono – è qualunque ipotesi di rinnovo dei contratti di servizio ormai definitivamente in scadenza alla fine dell’anno in corso non avendo peraltro finanziato risorse adeguate nel bilancio regionale di previsione neanche per il 2020 e per il 2021”.
“Il percorso di riforma del TPL – dicono i sindacati – invece è il solo che, con le procedure di affidamento ad evidenza pubblica previste, in linea con i regolamenti europei, potrebbe garantire la razionalizzazione e la stabilità del settore, determinando la separazione dei servizi minimi da quelli a mercato per garantire un servizio essenziale quale è il trasporto pubblico locale attraverso il quale tutelare il diritto costituzionale alla mobilità”. I sindacati hanno chiesto l’immediata revoca dei provvedimenti adottati e l’avvio di un confronto.
Non meno pesante il comunicato di Asstra Sicilia – associazione delle aziende di trasporto – nel quale si legge: “Finite le elezioni europee, durante le quali ogni illusoria e tranquillizzante promessa è stata profusa (persino additandoci come terroristi se venivano diffuse corrette informazioni di preoccupazione per il taglio paventato e documentato da atti ufficiali) la politica regionale ha buttato giù la maschera, strumentalizzando il settore per rimediare ad un accordo sul deficit regionale colpevolmente impostato in maniera errata a dicembre scorso e mai effettivamente corretto”.
Secondo l’associazione “non risulta alcun appostamento nel bilancio regionale anche per il 2020 e per il 2021 e niente si sa sui contratti di servizio in scadenza il prossimo dicembre. Le procedure di affidamento ad evidenza pubblica, in linea con i regolamenti europei e che, comunque, costerebbero di più al bilancio regionale, dovrebbero garantire stabilità al settore ma sono una chimera e non certamente per colpa delle aziende che, anzi, stanno collaborando alla definizione dei servizi minimi del futuro: ma con quali risorse verranno finanziati?”.
“Osserviamo – prosegue la nota di Asstra – una implacabile continuità vessatoria nei confronti del settore tra i governi regionali succedutisi nel tempo, una assoluta assenza di chiarezza, di consapevolezza dell’importanza del TPL, senza alcuna concreta pianificazione che ne garantisca la sostenibilità economica e finanziaria: non si vuole comprendere che esercitiamo servizi pubblici essenziali! E non ci si venga a parlare di ricondurre ad efficienza i presunti sprechi: le aziende di TPL gommato, tutte, non hanno più cosa efficientare o altre risorse da investire sull’ammodernamento degli autobus (già fatto) e sull’innovazione tecnologica (non finanziata con fondi europei come nelle altre realtà regionali), peraltro con le tariffe al pubblico più basse d’Italia e ferme da quasi 7 anni: le persone che vi lavorano sono degli eroi per essere riusciti ad arrivare fino ad oggi. Lo stesso non possiamo dire per il TPL su ferro regionale le cui inefficienze, ritardi e sprechi sono davanti agli occhi di tutti, però i loro finanziamenti non si toccano! Eppure le nostre aziende sarebbero state (addirittura negli ultimi settant’anni, secondo recenti pubbliche ingenerose dichiarazioni di alcuni esponenti politici regionali) delle “privilegiate” a “scapito” dello sviluppo del trasporto su ferro regionale, peccato che i dati dicano inconfutabilmente tutto il contrario: con riferimento al 2017 emerge che, in termini di contributo pubblico, il TPL tradizionale (automobilistico, tramviario e metropolitano) percepisce 3,1 euro per passeggero trasportato, di gran lunga al di sotto dei 10,1 euro per passeggero della modalità ferroviaria!”.
“Confidiamo – conclude l’associazione delle aziende di trasporto – in un sussulto di orgoglio e lealtà della politica regionale che faccia il proprio dovere, per il quale è stata chiamata a servire le istituzioni in nome dei cittadini, e risolva con immediatezza il drammatico scenario in cui a breve ci troveremo: la politica regionale non porti alla chiusura delle aziende! E poi si, CHE ROMA CI SALVI vincolando a favore del TPL su gomma gli spazi finanziari che riterrà di concedere alla Regione grazie all’eventuale ed auspicato ripianamento dell’ulteriore deficit di bilancio e poi faccia quello che chiediamo da tempo, purtroppo inascoltati: ci faccia rientrare nel Fondo Nazionale Trasporti lasciato – sempre per una improvvida scelta politica degli anni Novanta del secolo scorso – e ci liberi da un sistema che ha soltanto sperperato denaro in nome dell’autonomia finanziaria che,per come applicata, non meritiamo e di cui siamo ostaggi”.