“Spese pazze all’Ars”, definitiva la condanna al risarcimento per i parlamentari Adamo e Marrocco

È diventata definitiva la condanna per gli ex deputati regionali Giulia Adamo e Livio Marrocco che devono pagare, rispettivamente, 165 mila e 49 mila euro nell’ambito del processo per le “spese pazze” all’Ars.

La Cassazione a sezioni unite (presidente Francesco Tirelli, relatore Alberto Giusti) ha stabilito che la responsabilità “è quella propria di chi, avendo conseguito la materiale disponibilità del denaro ne abbia in qualche modo fatto un uso non accorto, contravvenendo alla corretta destinazione delle risorse gestite, in violazione dei principi generali di contabilità e delle norme disciplinanti la contribuzione pubblica ai gruppi stessi”.

Adamo e Marrocco avevano presentato ricorso contro la decisione della Corte dei Conti che, secondo i loro legali, avrebbe violato “…il principio di insindacabilità delle attività poste in essere dai deputati regionali nell’esercizio delle loro funzioni”. La Cassazione, invece, ha stabilito che “…la prerogativa dell’insindacabilità non riguarda affatto l’attività materiale di gestione delle risorse finanziarie, che resta assoggettata alla ordinaria giurisdizione di responsabilità civile, penale e contabile”.

A Giulia Adamo furono contestate spese per l’acquisto di cravatte, carrè di seta, pernottamenti in hotel e affitto di sale convegni, spese alla bouvette dell’Ars, contributi a deputati regionali e collaboratori del gruppo parlamentare.

A Livio Marrocco invece, che ha già versato versato la somma nell’ottobre 2018, erano state addebitate varie tipologie di spese effettuate coi contributi erogati ai gruppi parlamentari: soldi ai singoli deputati, spese per acquisto di giornali e fumetti, ristoranti, generi alimentari, abbigliamento, ottica, prodotti per la casa e per la persona, servizi di lavanderia, farmaci e parafarmaci e regali vari.

Tutte le spese, secondo la Corte dei Conti; erano classificate alla voce danno erariale perché fuori dai parametri istituzionali.

Il rigetto in Cassazione del ricorso avverso la decisione della Corte dei Conti, non ha alcun rilievo penale e non inciderà nel processo che vede imputata Giulia Adamo davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Palermo.

Dal procedimento – secondo il suo legale – a emerge “la totale estraneità penale ai fatti contestati. Ci sono esempi, verificatisi in tempi recenti, dove parlamentari condannati al risarcimento dalla Corte dei Conti, hanno visto poi la loro posizione addirittura archiviata nel procedimento penale”.

Redazione

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