C’era un “errore materiale” nel provvedimento con cui, lo scorso 25 luglio, è stata disposta la confisca di una parte dei beni sequestrati nel 2015 all’imprenditore del settore ristorazione-alberghiero Michele Licata e, contestualmente, la restituzione di altra parte dei beni sequestratigli. I giudici della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani – come riporta il quotidiano online Tp24.it – hanno, così, emesso un nuovo provvedimento con il quale gli vengono restituiti assegni circolari, per un ammontare di 95mila euro, intestati alla moglie, altri 20 mila euro presenti su un altro conto corrente della donna e, infine, 51.005 euro rinvenuti nella disponibilità dell’imprenditore e di sua madre.
Il processo che, oltre a Michele Licata, vede imputati la moglie, le tre figlie, il genero e la madre, riprenderà in Tribunale il prossimo 3 ottobre. Licata è accusato di auto-riciclaggio e i suoi familiari di ricettazione. Per gli inquirenti l’imprenditore, proprio per scongiurare il pericolo di subire ulteriori sequestri, nella primavera del 2015, avrebbe prelevato somme di denaro dai suoi conti correnti per versarli su quelli dei familiari che, fino a quel momento, non erano indagati.
Intanto, i suoi legali stanno preparando il ricorso in appello per il processo che, nel dicembre 2016, ha visto condannato Michele Licata a 4 anni, 5 mesi e 20 giorni di carcere e due delle tre figlie, che hanno patteggiata la pena.
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