Accolte dal Tribunale del Riesame le motivazioni dei difensori – gli avvocati Vito Galluffo e Carlo Taormina – dell’ex deputato regionale trapanese Paolo Ruggirello.
I giudici hanno così disposto il trasferimento agli arresti domiciliari per Ruggirello che era stato arrestato nel marzo del 2019 scorso nell’ambito dell’operazione “Scrigno” dei Carabinieri di Trapani.
L’ex parlamentare ha già lasciato il carcere di Santa Maria Capua Vetere dove era tornato dopo il ricovero in ospedale a Napoli perché contagiato dal coronavirus – e potrà raggiungere la propria abitazione a Trapani dove resterà ai domiciliari.
Il processo a carico di Paolo Ruggirello, che è accusato di associazione mafiosa, insieme ad altri sei imputati è attualmente in corso davanti al Tribunale di Trapani.
Una vicenda, quella della concessione dei domiciliari, che ha visto, nei mesi scorsi, diversi passaggi: lo scorso 2 aprile il Tribunale di Trapani (collegio presieduto da Daniela Troja, giudici a latere Giancarlo Caruso e Oreste Fabio Marrocoli) aveva rigettato la richiesta di trasferimento ai domiciliari presentata dai legali di Ruggirello ma all’esito positivo del tampone gli avvocati Galluffo e Taormina tornarono a chiedere l’alleggerimento della misura cautelare in base al fatto che l’imputato si fosse dimesso da tutti gli incarichi e non vi fosse pericolo né di fuga né di reiterazione del reato – ma l’istanza non era stata accolta.
Adesso la decisione dei giudici del Riesame di Palermo che si sono espressi tenendo conto delle motivazioni depositate dalla Corte di Cassazione lo scorso 8 aprile in seguito a uno dei tanti ricorsi sulla misura cautelare presentati dai difensori del politico trapanese.
Il modo centrale è il reato contestato all’ex deputato regionale: per la Dda di Palermo e per i giudici del Tribunale di Trapani è di associazione di stampo mafioso ma, fin dal primo ricorso, il Riesame e la Cassazione riqualificano il reato in concorso esterno in associazione mafiosa. Valutazione che allontanerebbe – hanno scritto i giudici romani – “il ricorso in via esclusiva alla misura carceraria e che, in relazione al caso concreto, può essere soddisfatto da altre misure”, come, appunto, il trasferimento ai domiciliari.