Processo “Scrigno”, accolte richieste di costituzione di parte civile di Trapani e degli altri Comuni

Accolta, stamane, nel corso dell’udienza davanti al gup presso il Tribunale di Palermo, la richiesta di costituzione di parte civile – nel processo nato dall’operazione antimafia – “Scrigno” presentata dal Comune di Trapani e da altre amministrazioni del territorio. Il giudice ha riconosciuto l’ammissibilità in relazione, esclusivamente, all’articolo 416 bis del Codice penale (associazione mafiosa) e non per il voto di scambio.

L’amministrazione Tranchida ha chiesto un risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali, pari a un milione di euro. Nell’inchiesta, culminata negli arresti effettuati dai carabinieri del Comando provinciale di Trapani il 5 marzo 2019, sono stati messi in luce rapporti tra mafia, politica e imprenditoria nel capoluogo e in altri comuni della provincia di Trapani.

In totale sono 29 le persone indagate – tra cui Pietro e Francesco Virga, figli del boss Vincenzo, Francesco Orlando, l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, Ivana Inferrera, ex assessora comunale di Trapani, e il marito Ninni D’Aguanno – che avrebbero avuto contatti con esponenti di Cosa nostra per ottenere voti utili nelle diverse tornate elettorali – e, ancora, l’ex consigliere provinciale Vito Mannina, Alessandro Manuguerra, attuale consigliere comunale ad Erice, e il padre Luigi Manuguerra, Francesco Todaro, braccio destro di Paolo Ruggirello.

Oltre a Trapani, tra le amministrazioni comunali che hanno chiesto la costituzione di parte civile e, in caso di condanna degli imputati, di avere riconosciuto un risarcimento, ci sono Paceco, Valderice, Favignana, Castelvetrano, Campobello di Mazara. La motivazione principale è che molti dei fatti oggetto di indagine si sono svolti nei loro territori la cui “vita democratica” sarebbe stata minata dalle condotte criminali emerse nell’inchiesta. Nella lista manca il Comune di Erice nonostante nell’indagine siano rimasti coinvolti alcuni esponenti della politica ericina.

Come si legge nella richiesta di costituzione di parte civile presentata dal legale del Comune di Trapani, “le associazioni mafiose producono danni non solo alle vittime del loro operato ma anche alle comunità locali che, per effetto della loro presenza e dell’operato degli associati, dei fiancheggiatori e di coloro che agiscono con lo scopo di agevolare l’associazione, subiscono menomazione alla sicurezza della comunità, all’ordinato svolgimento delle attività produttive e alla vita civile e politica ed anche all’immagine con gravi ricadute anche per lo sviluppo del turismo”. E ancora: “Sono emersi gravi indizi sulle interferenze dell’organizzazione mafiosa nelle diverse competizioni elettorali; in alcuni casi persino la gestione diretta del rapporto con i candidati, attraverso l’attivazione della rete di contatti del circuito mafioso e l’acquisto di voti a seguito di accordi illeciti. Emerge chiaramente come non ci sia stata campagna elettorale per cui Cosa Nostra trapanese non si sia impegnata negli ultimi anni”.

La famiglia mafiosa di Trapani è intervenuta “attivamente nelle competizioni elettorali in favore di vari candidati, attraverso accordi, anche con corrispettivo di denaro, volti ad alterare il risultato elettorale e far acquisire al sodalizio denaro e potere”. Ci si riferisce, in particolare, alle elezioni amministrative del 2017 a Trapani ed Erice, in quelle regionali dello stesso anno, e in quelle nazionali del 2018.

Motivazioni simili sono alla base delle richieste presentate dai Comuni di Favignana, Valderice e Paceco che, nei loro atti di costituzione di parte civile, ugualmente accolti stamane dal gup, hanno chiesto, in caso di condanna degli imputati, un risarcimento di 500mila euro ciascuno.

In totale sono quindici i soggetti ammessi dal gup tra le parti civili, tra Comuni e associazioni. La prossima udienza si svolgerà il 29 gennaio per decidere sulle richieste di rito abbreviato presentate da alcuni indagati.

Ornella Fulco

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