I giudici della Corte d’Appello di Palermo – su richiesta del procuratore generale Nico Gozzo – hanno disposto anche l’audizione di Maria Antonietta Aula e dell’ex direttore dell’ufficio economato della Diocesi di Trapani, don Ninni Treppiedi, tra i testimoni del processo a carico dell’ex senatore trapanese Antonio d’Alì, accusato di concorso in associazione mafiosa.
La donna, anni fa, rilasciò un’intervista alla giornalista Sandra Amurri de Il Fatto quotidiano, in cui parlava dei rapporti tra l’ormai ex e la famiglia del boss mafioso Matteo Messina Denaro da cui avevano anche ricevuto un regalo in occasione del loro matrimonio. “Gliel’ho restituito – disse Maria Antonietta Aula in quella intervista pubblicata nonostante la donna avesse comunicato l’invenzione di fare un passo indietro – il vassoio dei Messina Denaro quando se n’è andato via il mio ex marito” L’ex moglie di d’Ali raccontava anche di inviti a a matrimoni della famiglia Messina Denaro a cui parteciparono importanti politici.
Il sacerdote trapanese, invece, dovrebbe riferire sulle pressioni del politico per il trasferimento di Giuseppe Linares, prima a capo della Squadra Mobile e poi dell’ufficio Anticrimine della Questura di Trapani e poi passato alla Dia di Napoli.
Alla lettura dell’ordinanza – avvenuta nel rispetto delle norme previste per il contrasto alla diffusione del coronavirus – erano presenti le parti civili rappresentate dall’avvocato Giuseppe Gandolfo, legale dell’associazione “La Verità vive onlus”. Tra i testimoni accolti e che saranno ascoltati a partire dalla prossima udienza dell’8 luglio, ci sono anche il collaboratore di giustizia Francesco Campanella, originario di Villabate, e il tenente colonnello del Ros dei Carabinieri Lucio Arcidiacono che ha svolto le indagini su Girolamo Scandariato, boss di Calatafimi arrestato nel blitz “Pionica” del 2018 e condannato a sei anni e otto mesi nello stesso processo in cui venne condannato Vito Nicastri.
La Corte, inoltre, ha ammesso l’acquisizione di alcuni atti istruttori depositati dai legali di d’Alì tra cui le dichiarazioni dell’ex prefetto Giovanni Finazzo, morto suicida nell’agosto dello scorso anno.
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