Un’interrogazione al ministro degli Interni per conoscere cosa accade nei Centri di permanenza per il rimpatrio, tra cui quello di contrada Milo a Trapani dove sono ospitati i migranti presenti irregolarmente sul territorio italiano in attesa di essere trasferiti nei Paesi di origine.
Nella struttura trapanese, lo scorso 2 gennaio, i migranti avevano dato fuoco ad alcune coperte e materassi. L’iniziativa è del deputato nazionale del PD Fausto Raciti.
Nell’atto ispettivo Raciti, che è stato in visita al CPR trapanese lo scorso 11 gennaio, sottolinea come “dai colloqui con i migranti emergeva una scarsa informazione sulla loro condizione e sui loro diritti, la difficoltà di mettersi in contatto con gli stessi avvocati e le condizioni di vita particolarmente disagiate in una struttura con diversi settori da ristrutturare”.
Secondo quanto riportato dal parlamentare “anche a Trapani i migranti riferivano di percosse da parte degli agenti di Polizia, che seppur non accertate, alla luce dei casi già verificati in altri centri, vanno comunque approfondite e di problemi di salute rispetto ai quali non vi era un pronto intervento”. Per Raciti “è del tutto evidente che le condizioni di disagio debbano essere addebitate non al personale ma alla normativa che ha ridotto le ore di lavoro per i mediatori (24 settimanali), per l’assistente sociale (8 settimanali) e per l’operatore legale (8 settimanali) e che tutto questo aumenta la tensione all’interno dei centri, il tutto aggravato dall’assenza di protocolli d’intesa con le associazioni umanitarie come Croce Rossa, UNCHR ed altre che all’interno degli Hotspot fornivano invece un’importante supporto agli stessi operatori”.
Per questi motivi il parlamentare chiede “se il Ministero intenda effettuare atti di carattere ispettivo e quali provvedimenti intenda prendere a garanzia del rispetto dei diritti fondamentali della persona” presso i CPR presenti sul territorio nazionale, oltre che a Trapani a Caltanissetta e di Gradisca d’Isonzo in provincia di Gorizia. Nel primo caso “Aymen, un giovane migrante, è morto per cause da accertare” ma, secondo un’associazione stava male “da giorni senza aver ricevuto le cure adeguate”. Il secondo caso ha riguardato un migrante giorgiano era ospite del CPR di Gradisca e, secondo un’Associazione umanitaria e le testimonianze di altri ospiti del CPR – sottolinea Raciti – “la morte sarebbe avvenuta per un sopraggiunto malore a seguito delle percosse violente ricevute giorni prima dagli agenti della Polizia di Stato”.
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