È stato presentato ieri pomeriggio al Museo San Rocco di Trapani il libro “Potere alle parole. Perché usarle meglio” della sociolinguista Vera Gheno. L’evento è stato organizzato da Udi Trapani – Circolo “Franca Rame”, presieduto da Valentina Colli, e si inserisce nell’ambito del progetto “Trapani è donna” promosso dall’Amministrazione comunale.
A dialogare con l’autrice sull’importanza delle parole, sull’evoluzione della lingua Italiana e sul linguaggio di genere è stata la giornalista Ornella Fulco. Nel libro Vera Gheno racconta le abitudini – e gli errori/orrori linguistici degli Italiani, la comunicazione e la lingua dei social e dei giovani aiutandoci a comprendere che “la vera libertà di una persona passa dalla conquista delle parole”.
“Oggi si parla tanto di linguaggio di genere – afferma la linguista – perché ci sono donne in contesti lavorativi e in ruoli apicali che prima erano irraggiungibili. Si parla di ministra, assessora, ingegnera perché le donne possono accedere a qualsiasi settore del lavoro”.
A proposito di lingua italiana e dialetti, Gheno si dice favorevole all’uso dei regionalismi: “Nessuno di noi parla l’Italiano standard, è normale e non c’è da vergognarsene. E’ ovvio che l’uno o gli altri vadano, però, usati, nei contesti appropriati. Altrimenti si corre, tra l’altro, il rischio di essere fraintesi”.
Stessa cosa rispetto alla “moda” di utilizzare parole straniere, specialmente l’inglese: “Spesso si usano a sproposito termini specialistici che sono riservati a determinati ambiti e, ancora più spesso, non se ne conosce bene il significato”. Il problema, quindi, non è usare parole straniere ma, ancora una volta, sapere scegliere quali e in quale contesto.
Tutte le lingue cambiano – ha spiegato Vera Gheno – e l’Italiano non fa eccezione. Solo che questo mutamento è divenuto molto più rapido negli ultimi cinquanta, sessant’anni mentre per secoli abbiamo avuto una lingua cristallizzata e riservata a pochi parlanti. Oggi tutti parlano l’Italiano e, quindi, è normale che nell’uso, emergano nuove parole o nuovi modi che i linguisti studiano e attestano come validi oppure no.
“L’Italiano rimane la nostra lingua madre ma è importante conoscere anche altre lingue – ha commentato l’autrice ai nostri microfoni – perché se parlassimo solo una lingua saremmo meno capaci e precisi nel descrivere il mondo e parlare di noi stessi”.
Oggi la comunicazione, anche quella politica, è cambiata rispetto al passato perché come afferma l’autrice “siamo frutto di un condizionamento che risale all’avvento dei mezzi di comunicazione di massa, siamo abituati a vedere ‘duelli’ in televisione o sulle pagine dei giornali, sui social si replica questo stesso modello che poi noi seguiamo. Siamo abituati a rispondere alla domanda ‘ sei d’accordo o contrario’ su qualunque argomento. Ci sono alcuni partiti politici – conclude – che hanno capito meglio questa impostazione comunicativa e la sfruttano a loro piacimento”.
Insomma, a chiusura del libro – e dell’incontro trapanese – la parola d’ordine è “curiosità”, anche per una cosa che diamo per scontata come le parole e la lingua con cui ci esprimiamo. Conoscere e usare bene, con appropriatezza, la nostra lingua italiana è il modo migliore per percorrere la “strada per la felicità linguistica”.
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