È risultato positivo al coronavirus il tampone effettuato sull’ex deputato regionale trapanese Paolo Ruggirello che è stato trasferito all’ospedale “Cotugno” di Napoli.
Il test era stato eseguito ieri dopo le
Insistenze dei familiari e del garante per i detenuti per la Regione Campania, Samuele Ciambriello, che ha accolto l’allarme lanciato dalla figlia, a seguito delle richieste del padre al manifestarsi dei sintomi del virus che si andavano aggravando con il passare dei giorni.
L’ex parlamentare regionale da circa dieci giorni accusava sintomi riferibili al covid-19 e, per questo motivo, i suoi legali ne avevano chiesto la scarcerazione al Tribunale di Trapani che però aveva respinto l’istanza con la motivazione che il carcere non aveva disposto il tampone. A comunicare l’esito alla famiglia sono stati i Carabinieri.
I familiari non sono riusciti a mettersi in contatto direttamente con lui nè con i medici dell’ospedale per conoscerne le condizioni di salute.
“Vani erano rimasti i nostri appelli – dichiarano – per tutelare il diritto di salute per tutti i soggetti coinvolti nel sistema detentivo, perché una struttura penitenziaria ha grandi difficoltà a garantire le misure di sicurezza obbligatorie contro il covid19. Queste persone non hanno spazi per l’isolamento, né possono essere adeguatamente curate; non possono essere trattati come carne da macello. Il rischio di un focolaio nelle carceri sarebbe incontenibile considerate le precarie condizioni strutturali delle stesse”.
Paolo Ruggirello si trova in custodia cautelare in carcere dal 5 marzo 2019, quando venne arrestato nell’ambito dell’operazione “Scrigno”, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di associazione mafiosa. Dal Pagliarelli di Palermo era stato trasferito, lo scorso agosto, al carcere “Uccella” di Santa Maria Capua Vetere e si trovava in cella con un altro ragazzo a cui faceva da piantone. Dal 25 marzo aveva febbre e poi tosse e nausea.
“Chiedo che venga curato come tutti i detenuti, come gli agenti, come tutta la popolazione penitenziaria – aveva ribadito la figlia -. Chiedo che non venga dimenticato. Non ho mai parlato di scarcerazione. Solo di giusta assistenza”.
Nel carcere campano, nelle scorse settimane, erano risultati positivi il dirigente sanitario e due infermieri, per questo motivo circa 70 unità del personale in servizio nella struttura erano state sottoposte a tampone, ma non i detenuti. Fino a ieri dal carcere non sono arrivate risposte in merito, anche se la questione è stata seguita dall’associazione Antigone allertata dopo il primo decesso in carcere per coronavirus a Bologna.