Una terra colpita, sfregiata, sfigurata e ora delusa. Una terra che, sicuramente, non meritava tutto questa follia e cattiveria. Una provincia che si è scoperta in balia dei piromani: nel giro di pochi giorni sono troppi gli ettari andati al rogo. Uno squarcio nero che impiegherà anni per tornare verde. Questo ha animato la “Passeggiata contro gli incendi” di ieri pomeriggio a Monte Cofano, a Custonaci.
La zona del trapanese ha subito numerosi danni negli ultimi dieci giorni: Monte Cofano e Montagna Grande sono solo le punte di un iceberg di fiamme che ogni anno, guidate dalle mani dell’uomo, inceneriscono i polmoni del nostro territorio.
“Adesso diciamo basta”. Queste le parole di Enzo Martinez di Legambiente, promotori della manifestazione. “Una partecipazione straordinaria per chiedere maggiori controlli. Ogni anno è sempre la stessa storia: non si investe nella prevenzione. Si spendono milioni di euro sulla repressione ma non sulla prevenzione. È opportuno fare in tempo i lavori di pulizia dei sottoboschi e delle aree verdi. Basterebbe mettere delle telecamere nei posti strategici e una guardiania adeguata. Un’estate orrende: la situazione è insostenibile”.
Un corteo colorato, decisamente in contrasto con il nero rimasto dopo l’incendio. I partecipanti sono partiti da via del Frassino arrivando fino al punto interdetto, cioè all’ingresso della Riserva di Monte Cofano. Una lunga fila umana che vista dalla spiaggia impressiona in una calda giornata d’agosto.
Anche il sindaco di Custonaci, Giuseppe Morfino, sottolinea come il progetto di videosorveglianza sia fondamentale. “Dobbiamo sensibilizzare di più le persone ma aumentare i controlli. La Regione sta studiando un progetto per aumentare la sicurezza: la videosorveglianza è indispensabile. Abbiamo già presentato un progetto da 1 milione e 400 mila euro ed è stato inserito nel programma di finanziamento regionale per mettere in sicurezza la Riserva di Monte Cofano”.
Una sfilata silenziosa fino all’ingresso, non possibile, della riserva. Controlli e prevenzione sono le parole chiave di tutti i rappresentati che parlano davanti alla riserva. I danni sono elevati. Per il rappresentante del CAI Erice, Vincenzo Fazio, è indispensabile la tecnologia.
“Nell’agosto 2017, dopo l’ultimo grande incendio che ha devastato Erice, come Club Alpino Italiano ci siamo mossi per elaborare e per stimolare gli enti. Lo studio presentato dal CAI di Erice e prevede l’impiego di sistemi integrati di rilevamento satellitare e videosorveglianza sia a terra con sensori e telecamere fisse, sia di avvistamento dall’alto tramite droni vincolati a filo (di derivazione militare), che possono presidiare e spostarsi velocemente su pick up in tutte le aree sensibili del trapanese, presidiandolo anche da altri reati quali le discariche abusive”.
La marcia, che ha avuto più di mille partecipanti, è stata promossa da Legambiente Sicilia, Agesci, Anci Sicilia, Flai Cgil Sicilia e Coldiretti Sicilia e hanno aderito una trentina di associazioni tra cui WWF Sicilia, Cai Sicilia, Cgil Sicilia, Cisl Sicilia, Uil Sicilia.
L’appello di tutti è che questo pomeriggio non sia stato una semplice camminata, ma un passo deciso verso una nuova via da intraprendere, nel segno della legalità e della prevenzione del verde pubblico che giorno dopo giorno rischia di diventare sempre di meno.