Pescatori abusivi di oloturie fermati dalla Capitaneria di Porto di Trapani

I pescosissi mari di Trapani ancora una volta razziati e deturpati da pescatori di frodo in trasferta da Palermo.
Era successo per i ricci di mare, era successo anche per le esche vive come le pulci di mare, adesso da Palermo vengono a rubarci anche le “MINCHIEMARINE”.
Attorno al mercato clandestino delle oloturie, di cui fondali del trapanese sono ricchi grazie alle foreste di posidonia, sembra sia nato un interesse internazionale ed intercontinentale.
Così come il tonno rosso delle Egadi, anche le lunghe e sode oloturie trapanesi che nel resto del mondo molto meno poeticamente che nel dialetto siciliano, vengono chiamate “Sea Cucumber” (letteralmente cetrioli di mare), sono richiestissime per scopi alimentari, ma sembra anche per finalità afrodisiache nella medicina asiatica. E quando la richiesta aumenta, l’offerta (in questo caso illegale) di contro viene compensata da forti ricavi che valgono una trasferta dalla vicina Palermo dove, a quanto sembra i fondali sono stati da tempo irrimediabilmente razziati di qualunque specie di echinodermi.

Nel Comunicato stampa inoltratoci dalla Guardia Costiera di trapani i dettagli dell’operazione:

Nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2019, la Guardia Costiera di Trapani ha effettuato un’operazione presso la C.da Nubia del Comune di Paceco, in seguito a varie segnalazioni relative a pesca indiscriminata di oloturie (Holothuroidea).

L’operazione, condotta in collaborazione con il personale della Sezione di Trapani della Polizia Stradale, scattata nella serata del 27 febbraio 2019, ha portato all’identificazione e al deferimento all’Autorità giudiziaria di quattro pescatori di frodo, colti in flagranza di reato.

In particolare, gli stessi avevano appena catturato oltre 800 esemplari di Oluturie (Holothuroidea), specie ittica la cui pesca è vietata dal Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 27.02.2018 n. 156.

Il motivo del divieto è legato al positivo ruolo delle oloturie nella produttività dell’ecosistema marino e delle altre risorse biologiche del mare, in ragione della forte interdipendenza esistente tra gli organismi marini e del ruolo svolto da ciascuno di essi.

La pesca indiscriminata della oloturia, infatti, potrebbe causare gravi e irreparabili danni all’ecosistema marino, nonché una conseguente diminuzione della biodiversità ed alterazione degli equilibri ecologici. Il recente fenomeno della massiccia cattura di oloturie è legato alla elevata richiesta da parte dei mercati asiatici, nei quali questa specie è utilizzata per finalità cosmetiche oltre che alimentari.

Alla fine delle operazioni, le oloturie, poiché ancora allo stato vitale, sono state rigettate in mare e, pertanto, restituite al loro habitat naturale. L’attività di contrasto alla pesca di specie ittiche vietate, ai sensi dell’art. 7 del D.Lgs. 09 gennaio 2012 n. 04 (c.d. Legge sulla Pesca), rientra nelle più ampie competenze del Corpo delle Capitanerie di porto in materia di tutela della risorsa ittica, tra i cui obiettivi vi è senza alcun dubbio la tutela dell’ecosistema, della fauna marina e della biodiversità.