Peculato, rinviata l’udienza preliminare per l’ex vescovo di Trapani Miccichè

Rinviato al prossimo 28 gennaio l’avvio dell’udienza preliminare che avrebbe dovuto svolgersi stamattina a Trapani per l’ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè che è accusato di peculato. Il rinvio si è reso necessario perchè il giudice Cavasino è andato in pensione e non è stato ancora designato dal Tribunale un nuovo giudice che si occupi del procedimento.

Secondo i pm della Procura trapanese le somme che l’ex vescovo di Trapani avrebbe sottratto ammonterebbero a 410mila euro. I fatti riguardano due conti correnti su cui confluiva denaro che, secondo gli inquirenti, il prelato avrebbe sottratto, mettendo “in atto un disegno criminoso con una serie di azioni realizzate in tempi diversi”. Le operazioni bancarie su cui si sono soffermati i pm trapanesi sono, in totale, trenta, eseguite tra il 2007 e il 2012. Il denaro sarebbe stato sottratto dai conti “Interventi Caritativi” e “Esigenze di culto pastorale” della Diocesi di Trapani alimentati dalle somme dell’8xmille per “esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del Terzo mondo”.

“All’inizio dell’indagine – spiega il difensore del prelato, l’avvocato Mario Caputo – la Procura parlava di appropriazione indebita di circa 8 milioni di euro, un importo successivamente ridotto a circa 2 milioni. Con l’avviso di conclusione delle indagini l’appropriazione indebita contestata si era ulteriormente ridotta a circa 540mila euro”.
“In seguito – prosegue il legale – abbiamo chiesto ed ottenuto che Micciché venisse ascoltato dai pm e abbiamo depositato la documentazione contabile acquisita presso la Curia e la relazione del nostro consulente Gianfranco Scimone. Siamo, così, riusciti a dimostrare la provenienza e l’utilizzazione lecita di alcuni prelievi, per circa 140mila euro e la Procura, nel periodo intercorso tra l’avviso di conclusione delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio, ha depennato anche questa somma dal totale. L’ammontare della contestazione, quindi, si è ridotto a circa 400mila euro”.

L’avvocato Caputo si mostra fiducioso di riuscire a dimostrare come anche questo denaro sia riconducibile ad operazioni lecite effettuate dal vescovo. Il legale di monsignor Miccichè, infatti, nei mesi scorsi, ha depositato un’integrazione alla relazione contabile del consulente che dimostrerebbe come anche quei soldi siano stati utilizzati lecitamente.

“Abbiamo inoltre chiesto al gup – conclude Caputo – di nominare un perito contabile del giudice che possa studiarsi la documentazione contabile e le fatture da noi prodotte e confermare il ragionamento del nostro consulente, cioé dimostrare come tutte le somme siano state utilizzate nell’interesse della Diocesi di Trapani”.