“Fare tutti questi progetti senza prevedere una banchina da 300 metri è una follia”. Così afferma Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale.
“Il porto di Trapani ha vissuto per tanti anni momenti di mancata programmazione e su questo ci siamo concentranti dal momento dell’insediamento”. Il rischio, però, è quello di costruire una cattedrale nel deserto. Fino a oggi, il porto di Trapani non ha una banchina di almeno 300 metri di lunghezza che permetterebbe di far attraccare le grandi navi turistiche, le crociere, che solo marginalmente sono passate dalla cittadina falcata.
Circa 3 mesi fa è stata fatta una conferenza stampa in cui il presidente Monti ha annunciato tra gli altri investimenti e programmi, l’allungamento della banchina Garibaldi fino a 350 metri che avrebbe permesso a navi di grande lunghezza e grande stazza finalmente di approdare nel porto di Trapani. Inoltre, con un “artificio tecnico giuridico” i lavori sarebbero potuti iniziare immediatamente. Ma nei giorni scorsi è arrivato lo stop.
“L’Autorità Marittima, legittimamente, ha ritenuto che in questa fase la banchina non deve essere rettificata. L’opinione negativa nasce da una questione di sicurezza nella navigazione dopo che la Capitaneria di Porto si è consultata con i piloti. La decisione – dice Monti – ci ha portato a modificare la nostra programmazione”.
Trapani sta cambiando forma. Continuano incessanti i lavori al porto, dove gli operai stanno ultimando il nuovo Trapani Fast Ferry Terminal per i passeggeri che attendono di imbarcarsi per le Egadi. La consegna è prevista per maggio. L’intervento prevede la collocazione del manufatto lungo la Banchina Dogana e la sostituzione di una porzione della pavimentazione preesistente per ulteriori 443,00 mq rispetto alla superficie occupata dal terminal che è di 685,78 mq (80,68×8,50 m). Successivamente saranno più di uno i cantieri che verranno aperti.
Il principale prevede il restyling della Stazione Marittima sul molo Sanità e delle aree esterne di pertinenza per adeguarle alle rinnovate esigenze dimensionali e di comfort degli utenti in vista di un incremento del traffico crocieristico. La progettazione esecutiva del “Trapani Cruise – RoRo Terminal” sarà ultimata il prossimo aprile e il costo previsto è di 3 milioni di euro.
Sono state avviate le procedure propedeutiche al dragaggio del porto: l’importo per la progettazione è di circa €915.000. Il dragaggio sarà finanziato attraverso i fondi PON per 25 milioni di euro. L’intervento è finalizzato a eseguire lo scavo dei fondali, in modo da garantire la profondità di -11 metri nell’avamporto e di -10 metri all’interno del porto. Si procederà al “salpamento” di gran parte del molo Ronciglio, in modo da garantire un canale di accesso al porto di larghezza pari a circa 250 metri.
“Il nuovo calendario – spiega il presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale – prevede prima il salpamento del molo Ronciglio, dove abbiamo ricevuto parere favorevole dall’Autorità Marittima, successivamente andremo ad adeguare la banchina a T che si trova ad ovest della Stazione Marittima. Secondo la mia opinione, dopo le modifiche del molo Ronciglio, potremmo nuovamente pensare di proporre la rettifica del Molo Garibaldi”.

Il pensiero di Monti è poi rivolto agli operatori: “Mi sento di dover rassicurarli. Un porto senza una banchina da 300 metri è destinato in futuro a non ospitare navi visto che il naviglio diviene sempre più grande. Noi abbiamo fatto una programmazione molto forte su Trapani perché crediamo che la città possa veramente diventare un porto importante nella scala Mediterranea e internazionale. Garantisco che ci impegneremo per dotare il porto di una struttura adeguata”.
Di fatto, cambiano quindi le tempistiche. Il progetto viene messo nel cassetto e la decisione, legittima dell’Autorità Portuale, fa “perdere” un anno di tempo. Trecentosessantacinque giorni che potrebbero pesare come macigni in un periodo storico non certo florido per la città.
La preoccupazione degli operatori del porto è lampante: su tutti, l’imprenditore Gaspare Panfalone, CEO della Trident Group, che aveva sollevato la questione dell’allungamento del molo Garibaldi per consentire l’attracco delle grandi navi da crociera. “Bisogna fare i complimenti all’Autorità Portuale perché la gran parte della programmazione è già in fase progettuale. L’aspetto critico, però, riguarda la creazione di una banchina da almeno 300 metri”.
Tutto passa quindi dal raddrizzamento della “Garibaldi” che quindi si allineerebbe alla banchina Dogana.
“Questo tipo di banchina, con il pescaggio adeguato, – spiega – avrebbe permesso di portare su Trapani le grandi navi. In queste condizioni – ha sottolineato Panfalone – resta un miraggio attrarre traffico crocieristico consistente e rischiamo di avere nuove strutture che non serviranno a rilanciare il porto di Trapani. Da operatori non possiamo che rispettare la nota dell’Autorità Marittima: la sicurezza deve essere sempre il nostro primo pensiero. Il rischio, qualora l’opera non si realizzasse, è quella di avere una cattedrale nel deserto”. Il riferimento di Panfalone è al nuovo “Trapani Cruise – RoRo Terminal”.
Sulla questione anche l’architetto Vito Corte ha espresso perplessità soprattutto sulla politica degli ultimi anni.
“Tutti già ci lamentiamo dei danni di una deprecabile politica gestionale – afferma Vito Corte – che ha voluto le amministrazioni comunali di Erice, Trapani e Paceco frantumate all’interno di assurdi ed ingestibili perimetri amministrativi disegnati sulle carte e non certo riconoscibili alla vista. Sono insulsi steccati eretti dalla politica degli anni passati in tema di fognature, di servizi sociali ed urbani in genere, di rifiuti, di urbanizzazioni e di programmazione strategica. Credo – continua l’architetto – che a proposito del porto del capoluogo le amministrazioni comunali di Trapani, Erice e Paceco, consapevoli degli errori del passato, dovrebbero chiedere che, prima di passare ad ulteriori fasi di realizzazione delle opere portuali, ci si confronti concretamente per sapere cosa fare, come fare e con quali obiettivi comuni”.
Allora, che si può fare? La domanda nasce spontanea ma è lo stesso studioso a disegnare una linea, tracciando quattro ipotesi da seguire.
“Bisognerebbe tracciare le linee guida per il nuovo piano regolatore del porto. E fare in modo che esso sia elaborato ed approvato con la massima celerità. Sottoscrivere – afferma Vito Corte – una dichiarazione di unicità del territorio costiero che va da Marausa a San Cusumano: tale dichiarazione dovrebbe essere conseguenza di un serrato e partecipato dibattito, nel quale ogni parte del territorio interessato riconosca a quell’ambito il valore prioritario e superiore e sovraordinato a qualsivoglia altra attività ed iniziativa di settore. Bisognerebbe attuare la concertazione tra le parti: in subordine a tale prioritaria dichiarazione di unicità, ogni iniziativa che riguardi la costa dovrebbe essere realizzata solo dopo avere ascoltato tutti. Applicare il principio di reversibilità: sarà opportuno che quelle opere siano realizzate in forma reversibile”.