Oggi Giornata mondiale del diabete, in Sicilia il doppio della mortalità rispetto al resto d’Italia

Ricorre oggi la Giornata mondiale del diabete, data scelta in coincidenza con quella della nascita del fisiologo canadese Frederick Grant Banting che, insieme a Charles Herbert Best, scoprì nel 1921 l’insulina.

Si celebra quindi, quest’anno, anche il centenario del farmaco che ha segnato il punto di svolta nella cura di una malattia che colpisce milioni di persone nel mondo con dati in forte aumento in Italia e, in particolar modo, in Sicilia, Campania e Puglia, con l’aggravante che, già alla diagnosi, il 33% dei pazienti ha sviluppato patologie cardiovascolari.

“Accesso alle cure. Se non ora quando” è lo slogan scelto da Diabete Italia onlus per questa edizione che porta all’attenzione pubblica la necessità di accesso ai farmaci e terapie innovative, ai dispositivi tecnologici, al supporto psicologico, all’educazione terapeutica, ai corsi di formazione per gli insegnanti dei bambini con diabete, l’accesso agli stili di vita salutari, l’attività fisica e la sana alimentazione.

Anchel la SIMDO, Società Italiana Metabolismo, Diabete, Obesità ha aderito alla Giornata mondiale del diabete. «È necessario sensibilizzare l’opinione pubblica – afferma il presidente Vincenzo Provenzano – perché l’aumento esponenziale della malattia nella popolazione la rende un’emergenza a cui far fronte con tutte le forze disponibili. Non aumentano solo i casi di diabete mellito, quello di tipo 2 legato all’obesità, ma sono in aumento anche quelli nei bambini soprattutto nelle zone in cui le condizioni socio economico culturali sono meno elevate».

«In questo – sottolinea Provenzano, che è anche primario di Diabetologia all’ospedale Civico di Partinico – la Sicilia è maglia nera con una mortalità doppia rispetto al resto di Italia, tripla rispetto al Trentino e al Friuli, e nelle conseguenze gravi come l’amputazione del piede. Non esiste un unico malato di diabete ma ogni età e ogni genere ha delle peculiarità che non possono essere ignorate per garantire a ciascun malato una vita migliore. Bisogna puntare sugli obiettivi della cura – conclude Provenzano – e prevenire le complicanze invalidanti e ottenere buona qualità della vita».

Redazione

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