Obbligo di dimora per tre anni a Trapani per l’ex senatore trapanese Antonio D’Alì. La decisione del Tribunale delle Misure di prevenzione di Trapani – come riporta in un articolo Alqamah.it – è stata depositata in Cancelleria in queste ore.
I giudici hanno così accolto la richiesta, risalente al maggio 2017, avanzata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di D’Alì, ritenendo fondata la pericolosità sociale dell’ex sottosegretario all’Interno per i suoi contatti con Cosa nostra.
La richiesta degli inquirenti era arrivata nel pieno dela campagna elettorale per le amministrative dove l’esponente di Forza Italia si era candidato a sindaco di Trapani.
La decisione del Tribunale – sempre secondo il quotidiano online – non è stata ancora notificata all’ex senatore di Forza Italia.
Prosegue, intanto, la vicenda processuale di D’Alì dopo che la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’appello di Palermo che, nel settembre 2016, lo aveva assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per le contestazioni successive al 1994 e dichiarato prescritti i reati a lui imputati nel periodo antecedente a quella data. L’appello aveva deciso conformemente al gup in primo grado.
D’Alì era accusato di avere “contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, mettendo a disposizione dei boss le proprie risorse economiche, e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato.
Intanto – come riportato da Repubblica.it – la legale che difende D’Alì ha reso noto che contro il provvedimento di obbligo di dimora sarà proposto appello.