Diciannove giorni in due Società: Fabio Petroni deferito al Tribunale Federale

La Procura federale ha deferito al Tribunale Federale Nazionale Sezione Disciplinare Fabio Petroni, attuale rappresentante della Alivision, società proprietaria al 100% del Trapani Calcio, per avere rivestito contemporaneamente il ruolo di socio nella Juve Stabia e nella compagine granata dal 21 giugno 2019 al 9 luglio 2019.

Lo scorso novembre Petroni era al finito al centro delle indagini condotte dal procuratore capo Giuseppe Pecoraro e dagli aggiunti Antonella Arpini e Gianfranco Melaragni che, nell’ordinanza, scrivevano di “accertamenti in merito alla compagine societaria e alla gestione economica e finanziaria delle società Trapani S.p.A e Juve Stabia srl”.

In particolare Petroni avrebbe realizzato la condotta contestata “per il tramite di società da lui controllate e mediante interposizione di Edoardo Comito” di cui la Procura dispone uguale deferimento. Nel dettaglio Comito, amministratore e legale rappresentante della Juve Stabia e, in virtù di tale carica, legato da rapporto di immedesimazione organica con la società all’epoca dei trasferimenti di quote del capitale della Juve Stabia avvenuti nel corso della stagione sportiva 2018/19, è stato citato sia per “per non avere provveduto – nel termine stabilito dalle norme federali – a comunicare alla Lega competente l’intervenuto mutamento nella partecipazione alla compagine societaria avvenuto con atto del 4 febbraio 2019”, sia per non avere fornito la documentazione attestante i suddetti requisiti di onorabilità e di solidità finanziaria.

Con la stessa motivazione sono stati tirati in ballo anche Antonio Parente amministratore della società GAP s.r.l e l’ex amministratore delegato del Trapani Calcio, Maurizio De Simone, che non avrebbero dimostrato i requisiti di onorabilità.
Dalla società granata filtra tranquillità visto che, attualmente, Petroni non è tesserato con il Trapani ma rappresenta la proprietà (Alivision). Pare che lo stesso Petroni abbia deciso di andare al processo perché sicuro di non essere colpevole.

Su questo argomento il diretto generale Giuseppe Mangiarano ha spiegato la situazione.