Nuove accuse, da parte della Procura della Repubblica di Palermo, nei confronti dell’ex deputato regionale trapanese Paolo Ruggirello, in carcere dal marzo di quest’anno quando fu arrestato, nell’ambito dell’operazione “Scrigno”, dai Carabinieri del Comando provinciale di Trapani insieme ad altre 24 persone, ritenute organiche a Cosa nostra trapanese.
Secondo quanto riporta un articolo apparso stamane su Repubblica.it, Ruggirello, per ottenere più voti possibili alle Regionali del 2017, avrebbe consegnato 20 mila euro ai figli del capomafia Vincenzo Virga (arrestato nel 2001) e ne avrebbe promessi altri 30 mila. Le contestazioni sono contenute nell’avviso di chiusura dell’indagine notificato, due giorni, fa all’esponente politico e ad altre 28 persone firmato dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Claudio Camilleri.
Le ultime accuse nascono dalle dichiarazioni di uno degli indagati, uno dei componenti del clan Virga, che avrebbe – come prosegue Repubblica.it – raccontato agli inquirenti di essere stato testimone di un incontro fra Paolo Ruggirello e i figli di Virga, Francesco e Pietro, pure loro finiti in manette nella stessa operazione. Alla consegna del denaro sarebbe stato presente anche un altro affiliato mafioso.
All’ex deputato regionale, nell’avviso di conclusione delle indagini, la Procura palermitana ha contestato il reato di associazione mafiosa e non il concorso esterno, come aveva fatto il Tribunale del Riesame lo scorso mese di aprile.
I pm gli contestano di aver “preso parte all’associazione Cosa nostra quale politico destinatario delle preferenze elettorali fatte confluire da esponenti di detta associazione, fornendo un concreto e specifico contributo per garantire gli interessi del sodalizio mafioso, cui metteva a disposizione – prosegue l’atto d’accusa della Procura – l’influenza e il potere derivanti anche dalla sua posizione di deputato dell’Assemblea regionale siciliana”.
Secondo gli inquirenti Parlo Ruggirello avrebbe “garantito piena disponibilità per tutelare gli interessi della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, anche relativi a futuri finanziamenti pubblici, attraverso accordi raggiunti con Michele Accomando, appartenente a detta famiglia” e “promesso di interessarsi per far assumere a tempo indeterminato, presso l’Azienda ospedaliera Sant’Antonio Abate di Trapani, Margherita Buracci, figlia di Giovanni, appartenente alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara”. Secondo la Procura e i Carabinieri, avrebbe anche “esercitato pressioni politiche per far sì che Calogero Giambalvo, nipote dell’associato mafioso Vincenzo La Cascia, subentrasse come consigliere comunale a Castelvetrano, quale primo dei non eletti, e prometteva al medesimo Giambalvo l’opportunità di lavoro all’interno del Parco archeologico di Selinunte”.
Quarto episodio contestato sarebbe di aver “accettato quale referente provinciale del movimento politico Articolo 4, l’inserimento nella lista del movimento di una candidata, Daria Razziano, indicata espressamente da Filippo Sammartino, esponente della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara”. Ruggirello, inoltra, si sarebbe “rivolto all’associato mafioso Carmelo Salerno di Paceco per ottenere nominativi di fiducia da inserire come candidati nella lista Democratici per Marsala per le elezione comunali di Marsala del giugno 2015”.
Gli inquirenti contestano all’ex deputato Pd – si legge sempre nell’articolo di Repubblica.it- di “aver sostenuto presso gli uffici amministrativi della Regione Siciliana l’aggiudicazione di un appalto per la fornitura di mobili in favore della ditta ‘Gulotta Design’ di Vincenza Costa, segnalata da Carmelo Salerno” e di aver “sollecitato l’assunzione, come guardia giurata, di Vito Costa, persona segnalata ancora da Salerno, a cui avrebbe promesso pure un interessamento per la posizione lavorativa del figlio”.
L’elenco delle accuse prosegue ancora: “Si rivolgeva, in distinte occasioni, ad esponenti dell’associazione mafiosa, tra cui Salvatore Crimi (della famiglia mafiosa di Vita), Pietro Virga, Francesco Orlando, Carmelo Salerno, Pietro Cusenza (tutti della famiglia mafiosa di Trapani) per ottenere supporto elettorale in occasioni delle consultazioni regionali del 2017 e nazionali del marzo 2018”.