Sarebbe vittima di un infarto, secondo le prime notizie disponibili, l’ex consigliere comunale Luigi Manuguerra, 59 anni, morto stamattina intorno alle 8.30 nella sua abitazione.
Socialdemocratico e figlio d’arte – il padre Giuseppe Manuguerra fu consigliere comunale ad Erice – impegnato per anni in politica, il “mago”, come era noto a Trapani ed Erice, era stato consigliere comunale a Trapani e anche ad Erice.
Di recente era rimasto coinvolto nell’operazione “Scrigno” dei Carabinieri di Trapani, un’indagine che ha messo in luce gli intrecci tra mafia e politica nel territorio trapanese.
Lui e il figlio Alessandro, attuale consigliere comunale di Erice, sono stati accusati di aver comprato voti dalla mafia. Dalle indagini, infatti, sono emersi diversi contatti e ci sono delle intercettazioni: la tesi degli inquirenti è che Luigi Manuguerra avrebbe stretto un accordo con i boss Franco Orlando e Francesco Virga per sostenere la candidatura del figlio.
Il nome dei Manuguerra, dopo il blitz di marzo, era uscito più volte dalle carte ma i due non erano inizialmente indagati. Dopo qualche mese padre e figlio hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio che è stata accolta dal gup.
Il processo, in cui è imputato anche l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, attualmente in custodia cautelare nel carcere “Uccella” di Santa Maria Capua Vetere, avrebbe dovuto prendere il via il prossimo 8 aprile ma slitterà a causa delle limitazioni anti coronavirus.
Manuguerra, alla fine degli anni Ottanta finì nei racconti di Mauro Rostagno, poi ucciso dalla mafia il 26 settembre 1988. Nei suoi reportage il sociologo e giornalista lo chiamava “Manuguerra Dinasty” riferendosi a lui e al padre, che, affermava, “vendevano posti di lavoro in cambio di voti”. Nel processo per l’omicidio del giornalista emerse anche una lettera anonima, consegnata a Rostagno cinque mesi prima della sua uccisione, in cui si minacciava di punirlo “per essere tornato sulla vicenda dei Manuguerra” avvertendo che “la televisione sarà colpita da un grave lutto”.
Negli anni Novanta Luigi Manuguerra si reinventó conducendo trasmissioni con previsioni astrologiche che andavano in onda su alcune tv private. Nel 2002 finì in carcere per truffa perché alcuni telespettatori lo denunciarono.
Nel 2017 è stato tra gli animatori di una lista civica alle Amministrative di Erice e fu proprio in quei mesi che i Carabinieri del Comando provinciale di Trapani lo intercettarono mentre contrattava voti con il presunto boss di Trapani Franco Orlando. Da qui il recente rinvio a giudizio per lui e il figlio.
Dalla lista testi depositata lo scorso 27 marzo dai pm della Dda di Palermo, però – come riporta un lancio dell’agenzia di stampa AGI – emerge che Manuguerra stava intrattenendo una collaborazione con la Digos. Lui ne aveva parlato ai Carabinieri a fine 2019, in occasione dell’interrogatorio di garanzia. Era pronto a parlarne anche al processo ma adesso saranno gli investigatori a riferirne.
L’ex consigliere comunale avrebbe anche dovuto testimoniare in una delle prossime udienze del processo davanti al Tribunale di Trapani che vede contrapposti l’attuale sindaco di Trapani Giacomo Tranchida e l’ex deputato regionale trapanese Nino Oddo. “Una testimonianza importante – la definisce quest’ultimo in una dichiarazione di stamane – per fare luce su una delle pagine più oscure e controverse della storia politica locale. Non ha fatto in tempo”.