La Procura generale di Palermo ha chiesto la conferma dell’obbligo di soggiorno per tre anni a carico dell’ex senatore trapanese Antonio D’Alì. Il provvedimento era stato disposto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani nel 2019.
La discussione, nel procedimento di appello, si è svolta nei giorni scorsi. Il sostituto pg Rita Fulantelli – come riporta un lancio per l’agenzia di stampa Agi a firma di Marco Bova – ha chiesto la conferma della misura emessa in primo grado con cui si si riconosce la “pericolosità sociale” dell’ex senatore di Forza Italia. Nel provvedimento di primo grado i giudici ritengono che D’Alì “ha mostrato di essere a disposizione dell’associazione mafiosa cosa nostra e di agire nell’interesse dei capi storici (…) come il latitante Matteo Messina Denaro e Salvatore Riina”.
La difesa dell’ex senatore e sottosegretario agli Interni ne ha chiesto la revoca. I giudici di appello si sono riservati ed emetteranno la decisione entro i termini previsti di 90 giorni. Dal 2011 Antonio D’Alì è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: è in corso a Palermo il processo in appello dopo che la Cassazione ha annullato con rinvio il precedente giudizio di assoluzione (e dichiarato prescritti i fatti precedenti al 1994).
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