La commovente lettera di Boscaglia

Qui di seguito riportiamo integralmente la lettera pervenuta in redazione pochi minuti fa. Buona lettura.

Sei anni di storia non possono concentrarsi in poche righe, forse neanche
in un libro. Sei anni di emozioni, di gioie (tante) e di dolori (pochi, ma
intensissimi) non si possono riassumere a parole. Ma per questi sei anni a
Trapani, c’è certamente qualcosa che posso fare: dire grazie.
Grazie al Comandante Morace, meraviglioso presidente, persona con una
sensibilità fuori dal comune, che ha dimostrato nei miei confronti una fiducia
incrollabile, anche nei momenti più difficili. Mai dimenticherò il suo essere
buon padre di famiglia. Lo rispetto e lo stimo come un figlio può fare con il
proprio padre.
Grazie alla signora Annemarie Morace, persona di vitalità eccezionale, che
ha acceso una luce nuova nella società e con cui il rapporto è stato sempre
franco e leale.
Grazie a tutti i dirigenti del Trapani Calcio, con cui ho lavorato nel corso di
questa meravigliosa avventura.
Grazie allo staff medico, ai magazzinieri, ai custodi. A tutte quelle figure
che sono rimaste nell’ombra e hanno fornito un contributo essenziale. E un
pensiero speciale arrivi al dottor Peppe Mazzarella, figura dolce e fedele, che
ha accompagnato e assecondato questa vicenda con la sua saggezza e il suo
essere mite.
Grazie a tutti i giocatori che ho allenato e hanno indossato la maglia granata
in questi anni. Se non ci fossero stati loro, tutto quello che è successo non
sarebbe mai potuto accadere. E’ stato sempre loro il merito delle vittorie ed è
giusto che l’allenatore sia considerato il responsabile delle sconfitte.
Grazie ai miei collaboratori più vicini, che spesso hanno dovuto subire
i momenti di rabbia, tensione, difficoltà, dandomi tanto e raccogliendo
pochissimi riconoscimenti, rispetto a quelli che avrebbero meritato.
Grazie ai giornalisti, che spesso mi hanno punzecchiato e qualche volta mi
hanno fatto arrabbiare. Anche grazie a loro, però, ho potuto proseguire nel
mio percorso di crescita professionale.
Un capitolo a parte meritano i tifosi. Grazie di cuore ai sostenitori granata,
con cui in alcuni frangenti il rapporto è stato altalenante. Vero, è arrivato
anche qualche screzio. Adesso che il mio rapporto professionale con il club si
è interrotto, però, posso rivelare con serenità il mio stato d’animo. Prima di
essere allenatore, io sono stato, sono e sarò sempre un tifoso del Trapani. Mi
sento unito a tutti i sostenitori del Trapani dall’amore per questa società, per
la città e per la maglia granata. E credo che anche i contrasti con la tifoseria
siano sempre nati proprio dall’amore che tutti coltiviamo per gli stessi colori.
A ben pensarci, queste frizioni si sono originate a Bolzano, nella tristissima
giornata del pareggio per 1-1 che regalò il sorpasso allo Spezia, con un rigore
concesso ai nostri avversari che grida ancora vendetta. E poi dal dolore
della finale contro il Lanciano, con le lacrime versate da tutti noi: lacrime
che ci univano tutti, dagli spalti allo spogliatoio. Ed è giusto che arrivassero
le contestazioni. Anche chi criticava me, in quel momento, lo faceva per
amore verso il Trapani. Ma insieme ai tifosi voglio anche ricordare la magia
del riscatto: Cremona, il 4-3, “salta con noi Roberto Boscaglia” sotto una
curva commuovente, le lacrime questa volta di gioia. E San Siro, la diretta su
Raidue, 5 mila sciarpe granata viste dal campo: sembravano 100 mila. Al di
là di tutto, se devo descrivere in una parola, con un aggettivo, come siano i
tifosi del Trapani, dico: fantastici. E a loro voglio ricordare che io rimarrò a
vita un tifoso di questa squadra.
Lo ricordo anche e soprattutto alla nostra splendida curva, che ha costituito
il nostro vero dodicesimo uomo, di cui abbiamo sempre sentito pulsare la
passione. Che ci ha trasmesso i suoi battiti, ci ha emozionato con le sue
braccia protese verso di noi, Con i cori che hanno rimbombato nelle nostre
orecchie, nel nostro corpo, in ogni angolo d’Italia e soprattutto dentro il cuore
dello spogliatoio. Grazie a tutti i ragazzi della curva. Siete stati una spinta
eccezionale!
Infine, grazie alla città, a tutta la città di Trapani. Che ha accolto me e la mia
famiglia come meglio non avrebbe potuto, facendomi sentire trapanese e
orgoglioso di esserlo, dal più profondo del cuore.
L’amarezza del momento è tanta, ma notevolmente superata dalle sensazioni
meravigliose vissute in questi anni, che custodirò sempre nel mio cuore. Se
il campionato terminasse oggi, il Trapani sarebbe salvo e l’anno prossimo
giocherebbe in serie B: con l’ausilio della classifica avulsa, ma sarebbe salvo.
Sono sicuro di lasciare una squadra compatta, alla vigilia di due partite
casalinghe e con molti degli infortunati che stanno rientrando. Rileggendo
le parole del comandante Morace che hanno accompagnato il mio esonero,
in cui si ribadisce come l’unico obiettivo stagionale sia il mantenimento
della categoria, sottolineo come sia rilevante che il mio successore possa
partire comunque da un patrimonio acquisito di fondamentale importanza.
Insomma,il mio compito l’ho svolto: e adesso tocca completarlo a qualcun
altro, per cui farò un tifo sfegatato. Perciò, il mio in bocca al lupo al Trapani
è sentito e profondo. Affinché il futuro possa essere migliore del passato e
del presente. E affinché il Trapani trovi interpreti che possano garantire il
prestigio di 110 anni di storia. La mia storia con il Trapani è partita davanti a
500 spettatori con il 4-1 sul Mazara, in Coppa Italia, in un caldo pomeriggio
di agosto. E’ passata attraverso alcune tappe che rimarranno indelebili nella
mia memoria: in C/2, il 2-1 sul Melfi in 10 contro 11, con gol della vittoria di
Mastrolilli in pieno recupero. Fu il pomeriggio in cui capimmo di poter vincere
il campionato. E il 3-2 sul Latina: Peppe Pirrone decisivo all’ultimo respiro. In
C/1, la notte gelida di Reggio Emilia, 3-1, e la sensazione di aver trovato la
mia squadra. Il 2-1 a Lecce in rimonta, con il tiro al volo di Matteo Mancosu.
E, nella stagione della promozione in B, il rigore della vittoria contro il Como
di Simone Basso, al minuto 93. Poi, il destino beffardo ha voluto che il rigore
di Simone, poche settimane fa, contro il Varese, finisse sul palo. E che il
portiere, Perucchini, fosse proprio quello che indossava la maglia del Como
due anni prima. Adesso questa storia sembra che abbia scritto la parola fine:
non dentro di me, però. Dentro di me non finirà mai. Tutti questi sono pezzi
della mia vita che mi hanno emozionato profondamente. E in cui, insieme alla
mia famiglia, ho messo tutta la mia anima.

Con infinito affetto

Roberto Boscaglia

Forza Trapani!