“Vivono per lo più nel centro città in alloggi di fortuna, sprovvisti di qualsiasi servizio: sono strutture vuote che garantiscono un riparo e permettono di non dormire per strada. Ma il numero di persone in queste condizioni disumane aumenta di giorno in giorno”, così Salvatore Mazzeo, presidente del Comitato della Croce Rossa Italiana di Trapani racconta il dramma che vivono tante persone nel nostro territorio.
Il coronavirus oltre ad averci privato della nostra libertà e aver soffocato migliaia di persone, sembra aver “spazzato via” chi in Italia è stato bersaglio su cui sputare odio e intolleranza, come con i migranti, chi non ha un tetto o chi riesce a malapena a sopravvivere: gli “ultimi” della nostra società.
Queste persone esistono, non sono invisibili, vivono e hanno bisogno d’aiuto oggi più che mai, in piena emergenza da coronavirus. Persone, vite umane, non un numero, non un peso, che hanno una dignità, sogni, speranze che spesso sembrano quasi non spettargli. Dove sono gli standard igienico-sanitari in quegli alloggi di fortuna? O le protezioni per evitare il contagio? Come fanno a procurarsi da mangiare se le mense caritative hanno dovuto chiudere?
A Trapani, a prendersi cura di loro ci sono sicuramente i volontari della Croce Rossa, all’attivo in questi giorni sono circa centocinquanta. Il numero cresce, da ieri, infatti, sedici giovani volontari temporanei, hanno deciso di scendere in campo spinti dall’amore per il prossimo. A chiedere aiuto, oggi, sono anche quelle famiglie che non hanno un reddito. Il coronavirus è riuscito a bloccare un cancro che umilia la dignità di uomini e donne: il lavoro in nero, ma la loro vita è peggiorata. Tutti i giorni c’era chi usciva da casa per “arrangiarsi” e portare a fine giornata qualche spicciolo, i soldi necessari per “tirare avanti”.
Una piaga, quella del lavoro irregolare, che può costare la vita, come è successo, nel gennaio scorso, a Giovanni, vent’anni, morto mentre “si arrangiava” per 10 euro.
Anche i volontari delle parrocchie e della Caritas sono impegnati nella distribuzione degli aiuti. “Siamo sette persone e ci prendiamo cura di 180 famiglie che vivono nei quartieri di Villa Mokarta, Fontanelle e nelle zone limitrofe”, racconta la responsabile della Caritas della parrocchia di San Paolo Apostolo, Angela Romano.
I sette volontari quotidianamente ricevono richieste d’aiuto, “le telefonate in questi giorni sono aumentate, non ci chiedono solamente viveri e indumenti, ma anche le bombole del gas e aiuto per riuscire a pagare le bollette della luce”, racconta Romano.
Come afferma Salvatore Mazzeo, “oggi non è il tempo dei distinguo o delle classificazioni”, c’è bisogno di aiuto e basta. È superfluo definire se si tratta di senzatetto, senza fissa dimora, migranti, famiglie disagiate, clochard: oggi è il tempo di agire, perché si tratta di persone, di vite umane.
L’isolamento ci sta facendo riscoprire il valore della famiglia e il senso d’appartenenza a una comunità. Il virus dovrebbe riuscire a liberarci dall’odio e dall’indifferenza per gli “ultimi”: oggi e domani lasciamoci contagiare dall’umanità persa in un mondo di (dis)umani.
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