Joker, la follia in una risata: la recensione

Le barzellette bisogna saperle raccontare. C’è poco da fare. Se il pubblico non ride, molto probabilmente il problema è il comico.

Ma se invece fosse il pubblico il problema?

Joker di Todd Phillips non è assolutamente un cinecomic. Non è un film estrapolato “semplicemente” da un fumetto. Anche perché si tratta di una origin story, tra l’altro inedita. Non vedrete nessun supereroe. Niente Batman, né Robin, né Superman. C’è solo una città pronta: si trova sul ciglio di un vulcano che sta per esplodere.

Manca solo una miccia. O la spinta.

Joker è semplicemente il trattato sulla follia. Ma la domanda che tutti si fanno è: “è folle Arthur o il pubblico”?

Tutto il film verte sulla contrapposizione tra reale e irreale. Tra comico e drammatico. Tra la vita e la morte. Tra televisione e teatro. Tra ricchezza e povertà.

Il Joker di Joaquin Phoenix è profondo, come questo personaggio interpretato più volte nel grande schermo non è mai stato. Non è Jack Nicholson né Heath Ledger. È qualcosa di diverso. Quasi retró, alla vecchia maniera. Semplicemente accattivante ma devastante. Erano anni che un film che strizza l’occhio ad un determinato pubblico nerd non fosse così “nascosto” tra i film drammatici.

Questo film merita il premio vinto a Venezia e si candida, almeno con l’attore protagonista, alla statuetta dorata. Hollywoodiano al punto giusto, Joker è un trattato della tragedia comica.

Per anni si è pensato che questo genere, il cinecomic, fosse obbligato a prendere la via della spettacolarità. La Marver ha sicuramente fatto un lavoro eccelso con 11 anni di film concatenati. L’universo DC ha visto punte clamorosamente alte proprio con la saga del Cavaliere Oscuro di Nolan prima di sprofondare nel DC Extended Universe. La saga di X-Men è collassa su se stessa e presto entrerà nel Marvel Cinematic Universe (l’unico titolo che alzato l’asticella è l’ultimo Wolverine).

In questi film non ci sono effetti speciali. Non ce ne è bisogno. La cosa che più rapisce è l’interpretazione di Phoenix ed una regia che enfatizza ogni singolo e “impreciso” movimento di Joker. Dopo la svolta, poi, il personaggio acquisisce quella personalità che molti si aspettano. Quel granello che si nota all’interno degli occhi dell’attore.

Gotham City alla fine è solo la scusa per raccontare qualcosa che molti non avrebbero coraggio di vedere: la pazzia in una risata. That’s life.

Francesco Tarantino

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