Indice di Percezione della Corruzione 2019, Italia al 51° posto nel mondo

Pubblicata stamane la classifica mondiale 2019 basata sull’indice di Percezione della Corruzione (CPI). L’Italia si piazza al 51° posto con un punteggio di 53/100, guadagnando solo un voto in più rispetto alla scorsa edizione e lasciando la sufficienza ancora lontana e molti problemi strutturali irrisolti.

“Siamo lieti di vedere un ulteriore miglioramento – ha dichiarato Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia, Virginio Carnevali – ma sinceramente speravamo in qualcosa di più. Il rallentamento è dovuto a diversi problemi che il nostro Paese si trascina da sempre senza riuscire a risolverli”.

Dominano la classifica – quindi sono nazioni con il minor indice di Percezione della Corruzione – Danimarca e Nuova Zelanda, come già avvenuto l’anno scorso. Stesso discorso per il fondo della classifica dove troviamo ancora Somalia e Sud Sudan.

In Europa, oltre alla Danimarca, fanno bella figura anche Finlandia e Svezia, mentre Bulgaria, Romania e Ungheria occupano le ultime tre posizioni della classifica continentale. A livello globale spiccano la caduta di Canada (-4 punti), Francia e Regno Unito (-3) mentre colpiscono in positivo la Spagna (+4) e la Grecia (+3). Tra i Paesi del G20 rimangono stabili Germania e Russia, rispettivamente con un voto di 80 e di 28 come nel 2018, mentre perdono due punti gli USA: 69 contro i 71 precedenti.

L’Italia ha guadagnato 12 punti dal 2012 ad oggi ma l’ultimo anno ha segnato una decisa frenata rispetto ai precedenti. In particolare, come dimostrano i recenti fatti di cronaca, da Foggia alle Madonie, da Reggio Calabria a Reggio Emilia, la criminalità organizzata ancora spadroneggia nel nostro Paese, preferendo spesso l’arma della corruzione che oggi ha assunto forme nuove, sempre più difficili da identificare e contrastare efficacemente.

Altra questione rilevante è la regolamentazione del lobbying e dei conflitti di interesse: da anni si sente parlare di leggi che dovrebbero porre un freno e delle regole a due questioni fondamentali nella lotta alla corruzione ma il Parlamento ancora tace. Secondo Transparency International Italia “non è certo un buon esempio di trasparenza la recente abolizione degli obblighi di comunicazione dei redditi e dei patrimoni dei dirigenti pubblici attuata dall’ultima legge finanziaria”.

Da menzionare, per importanza, anche il tema degli appalti pubblici, oggetto di attenzione di funzionari e imprenditori corrotti: un codice più efficace e un maggior coinvolgimento della società civile nelle attività di monitoraggio non potrebbero che giovare alle finanze pubbliche.

Questi sono solo alcuni dei temi che Transparency International Italia da anni cerca di portare nell’agenda politica nazionale per far scrollare di dosso all’Italia la nomea di “paese corrotto”.

Redazione

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