“A seguito dell’immane tragedia familiare, nella quale ha perso la vita mio marito e che ha duramente colpito le mie due bambine, che ancora lottano tra la vita e la morte, sono stata avvicinata da diversi soggetti (procuratori, rappresentanti di agenzie di infortunistica, patrocinatori, avvocati e presunti tali) che, incuranti della mie precarie condizioni psico-fisiche, hanno, a più riprese, cercato di farmi firmare dei mandati professionali e dei contratti.
Ferma restando la condanna di tale deprecabile comportamento, ci tengo a precisare di aver già nominato i miei legali di fiducia, tanto in mio nome, quanto nella qualità di esercente la potestà genitoriale sulle mie due figlie minori, in proprio e nelle qualità di eredi”.
A parlare è Vittoria Sutera, la vedova di Salvatore Nuccio, il marsalese morto nell’incidente stradale avvenuto lo scorso 12 ottobre in contrada San Filippo e Giacomo a Marsala dove lei e le due figliolette sono rimaste ferite, la più piccola in maniera molto grave.
La donna “invita e diffida questi soggetti (ed altri futuri avventori) dal perseverare in queste azioni di convincimento” e dall’utilizzo del suo nome e di quello delle sue figlie.
“I miei legali – si legge nella nota diffusa alla stampa dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Rando – a breve, provvederanno a prendere i dovuti contatti con la competente autorità giudiziaria, onde esercitare i diritti riconosciuti in capo alle persone offese”.
Vittoria Sutera prende le distanze anche dalla “campagna di solidarietà” avviata nei suoi confronti e della sua famiglia, a proposito quale afferma: “sconosco modalità di gestione e raccolta fondi” e “mi dissocio apertamente, non avendo mai autorizzato alcuno ad intraprendere in mio nome e per mio conto tali azioni”.
“Ringrazio sin d’ora – conclude la donna – il Sindaco ed i servizi sociali del Comune di Marsala, nonché le Istituzioni, che mi sono state vicine, e comunico di stare facendo tutto il possibile, con l’aiuto delle predette associazioni e degli enti governativi preposti, per organizzare il trasposto e il trasferimento di mia figlia Serena presso una struttura di neurochirurgia pediatrica del Centro-Nord, onde cercare di evitare l’irreparabile”.
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