Manlio Nicastri e Francesco Arata, rispettivamente figli dell’imprenditore dell’eolico Vito, in carcere per concorso in associazione mafiosa e indagato per corruzione, e del faccendiere vicino alla Lega Paolo Arata, anche lui indagato per corruzione, hanno chiesto al Tribunale del Riesame di Palermo il dissequestro dei pc e dei documenti che sono stati loro sequestrati lo scorso 19 aprile.
Entrambi sono coinvolti nell’inchiesta su un presunto giro di mazzette a funzionari della Regione siciliana per ottenere le autorizzazioni per la costruzione e l’esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi e per la costruzione di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Paolo Arata e Vito Nicastri.
Al Tribunale del Riesame, che dovrà decidere sulla revoca del sequestro, la Procura depositerà una breve nota informativa della Dia. Indagando sulla tangenti alla Regione i pm di Palermo hanno scoperto i rapporti tra Arata e il sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato destinatario di una mazzetta di 30mila euro in cambio della presentazione di emendamenti al Def che avrebbero dovuto far beneficiare le società di Nicastri e Arata di finanziamenti. Questa tranche dell’indagine è stata trasmessa per competenza alla Procura di Roma.
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