Due mostre sugli Elimi in Sicilia, organizzate dal Parco archeologico di Segesta, sono state inaugurate a Erice, presso l’Istituto Wigner/San Francesco (sede del Centro “Ettore Majorana”) e a Segesta negli ex magazzini dello Stazzo.
“Alle origini della Sicilia. La terra e le città degli Elimi: materiali da Entella e Segesta” è la mostra allestita a Erice con una selezione di reperti che illustrano i momenti di vita del sito di Entella dalla preistoria all’età di Federico II (che segnò la fine dell’occupazione stanziale sulla Rocca di Entella). Un viaggio tra reperti e testimonianze che va dal Neolitico alla genesi della città e alle sue prime fasi di ellenizzazione. Sono raccontati i due contesti sacri (fuori e dentro le mura) dove si svolgeva il culto di Demetra e Kore, mentre due calchi esposti dei Decreti testimoniano il culto di Hestia. Esposti anche i corredi di due tombe (maschile e femminile) raccontano l’occupazione della città da parte dei mercenari campani. E poi il ruolo delle donne nell’Entella ellenistica.
A Segesta, invece, inaugurata la mostra “I volti del sacro nella Segesta elima: spazi, riti, oggetti”, in collaborazione con l’Università di Palermo, con l’allestimento curato da Monica de Cesare e Rossella Giglio. Tra i reperti esposti un discobolo di 10 cm circa trovato nella zona del Santuario di Mango negli anni ’50. Ieri a Segesta, presente l’assessore regionale ai beni culturali, Alberto Samonà, è stato presentato anche il primo numero di “Elymos”, quaderni del Parco archeologico che raccontano il sito in tutti i suoi aspetti: dalla ricerca archeologica agli spettacoli, alla collaborazione col mondo accademico.
«Segesta si conferma come un Parco archeologico che guarda al futuro – ha detto l’assessore regionale ai beni culturali, Alberto Samonà – i parchi archeologici sono una risorsa per la Sicilia, perché vogliono dire storia, identità, cultura e futuro». «Con queste due mostre abbiamo messo insieme le tre città più importanti degli Elimi in Sicilia Occidentale, ossia Entella, Erice e Segesta. Non è stata un’impresa semplice ma siamo contenti di avere portato alla ribalta la nostra identità siciliana», ha detto il direttore del Parco, Rossella Giglio.
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