Associazione di tipo mafioso e fittizia intestazione di società aggravati dal metodo mafioso, questi i reati contestati nell’ambito dell’operazione antimafia del Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Trapani che ha portato stamattina all’arresto di Mariano Asaro, 64 anni, e Carmelo Salerno e all’applicazione di altre due misure cautelari e una interdittiva in esecuzione dell’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Palermo nei confronti degli affiliati alle famiglie mafiose di Castellamare del Golfo e Paceco.
Eseguite, inoltre, decine di perquisizioni tra cui quella nell’abitazione e nello studio dell’attuale sindaco di Paceco, Giuseppe Scarcella, destinatario di un invito a rendere interrogatorio innanzi all’Autorità giudiziaria e di una informazione di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il primo cittadino, che è un avvocato, dallo scorso anno è anche presidente del Consorzio Trapanese per la Legalità e lo Sviluppo. Nelle intercettazioni dei Carabinieri incontra Asaro e gli dà del “don”, per i magistrati avrebbe avuto piena consapevolezza che stava parlando con un mafioso.
Le indagini, coordinate dal procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal sostituto procuratore Gianluca De Leo, hanno permesso di dimostrare il perdurare dell’appartenenza di Mariano Asaro all’associazione mafiosa. L’uomo era tornato in libertà, dopo una lunga detenzione, nel giugno del 2018 ma le indagini dei Carabinieri hanno permesso di monitorare i rapporti che continuava ad intrattenere con diversi esponenti mafiosi, tra i quali Rocco Coppola e Carmelo Salerno, quest’ultimo raggiunto dal provvedimento in carcere, dove si trova dal marzo 2019 perchè arrestato nell’operazione “Scrigno”.
In molti degli incontri riservati, Asaro – si legge nella nota diffusa dal Comando provinciale dei Carabinieri di Trapani – aveva esternato tutto il suo astio nei confronti del capo della famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, Francesco Domingo, e dei collaboratori di giustizia: in particolare nei confronti di quelli che lo avevano accusato dell’omicidio del magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto, avvenuto a Valderice nel 1983, fatta eccezione per il collaboratore di giustizia Francesco Giuseppe Milazzo, di Paceco, che, per stessa ammissione di Asaro, lo aveva “salvato” dichiarando la sua estraneità a quell’omicidio.
Mariano Asaro, subito dopo la sua scarcerazione, aveva cominciato a lavorare ad un progetto imprenditoriale illecito. Era sua intenzione – cosa che poi ha in effetti realizzato – costituire una società, da intestare fittiziamente alla cognata Maria Vincenza Occhipinti, 58 anni – raggiunta stamane dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora – per la gestione di un ambulatorio di odontoiatria a Paceco.
In questo progetto il mafioso era coadiuvato da Maria Amato, 51 anni, un’altra indagata nell’operazione di oggi e raggiunta dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora, moglie del pregiudicato mafioso Rocco Antonino Coppola. Quest’ultimo è stato condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso dalla Corte d’Appello di Palermo per aver predisposto quanto necessario per l’organizzazione di incontri con il boss mafioso Matteo Messina Denaro e Vincenzo Sinacori. La donna, nella qualità di collaboratrice di uno studio notarile, aveva predisposto la documentazione e gli atti per la costituzione della società di capitali voluta da Asaro mentre Coppola aveva presentato ad Asaro Vito Lucido, 53 anni, di San Vito Lo Capo, il medico compiacente, secondo gli inquirenti, raggiunto oggi dalla misura inderdittiva di sospensione dall’esercizio dell’attività di medico per un anno.
Asaro poteva contare anche su due figure molto importanti. Il capomafia di Paceco, Carmelo Salerno, anch’egli arrestato stamattina, e l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, al quale i Carabinieri hanno notificato un’informazione di garanzia, che attualmente sotto processo per mafia nell’ambito dell’operazione “Scrigno”. Quest’ultimo sarebbe stato incaricato, in seguito ad incontri riservati che Asaro riusciva ad organizzare grazie proprio a Salerno, di attivarsi con i vertici dell’Asp di Trapani affinché l’ambulatorio di odontoiatria fosse convenzionato con il Servizio sanitario. Per lui i pm avevano chiesto l’arresto ma il gip, nella sua ordinanza, lo ha negato sostenendo che l’indagato si trovava già in carcere (nel frattempo gli sono stati concessi i domiciliari) e che, non avendo più contatti con politica, società civile e amministrazione pubblica, non sussiste il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.
Un sistema ben congegnato che, come osserva il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva permesso a Mariano Asaro di contare, in qualsiasi momento, sui suoi contatti derivanti dall’appartenenza a Cosa nostra, per avviare ogni attività fonte di guadagno e infiltrarsi efficacemente nel tessuto economico del territorio di riferimento.
In questo progetto imprenditoriale ciascuno aveva un ruolo preciso, portato avanti – secondo gli inquirenti – con piena consapevolezza e volontà: Maria Vincenza Occhipinti ha la propria disponibilità, in quanto soggetto incensurato, ad intestarsi fittiziamente la società, il dottore Lucido ha accettato di comparire quale direttore sanitario, dando un contributo essenziale per ottenere le autorizzazioni sanitarie e la convenzione con la mutua, Maria Amato, in quanto impiegata presso uno studio notarile, ha reperito e predisposto la documentazione necessaria e l’atto costitutivo della società. Carmelo Salerno ha aiutato Asaro in ogni fase del progetto: dal reperimento dell’immobile a quello del medico, individuato poi da Coppola, ai contatti con l’ex deputato regionale trapanese Paolo Ruggirello, all’attivazione dell’iter burocratico presso l’Asp per ottenere le autorizzazioni necessarie e l’essenziale convenzionamento con la mutua, cosa che l’ex parlamentare regionale fece, prospettando in un primo tempo che l’interessato allo studio era un suo “cugino”.
La storia dell’appartenenza di Mariano Asaro Cosa nostra inizia già prima degli anni Ottanta come affiliato alla famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo all’interno della quale rivestiva una posizione apicale; in passato era autorizzato dai vertici dell’organizzazione mafiosa, e in particolare da Vincenzo Virga, ad avere rapporti con personaggi mediorentali fornitori di esplosivi. Fu anche a lungo latitante e inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi fino all’arresto, avvenuto nel 1997.
Il suo nome, insieme a quello di altri esponenti di cosa nostra, fra i quali Mariano Agate e Natale L’Ala, fa parte dell’elenco degli iscritti alla loggia massonica coperta “Iside 2” scoperta nel 1986 all’interno del circolo “Scontrino”. Accusato, ma poi prosciolto, dei fatti di sangue tra i più gravi della storia mafiosa della provincia di Trapani, è stato poi condannato più volte in via definitiva per associazione mafiosa, detenzione di armi ed estorsione. Nelle nuove intercettazioni dei Carabinieri Asaro – che risiedeva nella frazione di Dattilo – è stato ascoltato a parlare anche di altri affari, come l’apertura a Paceco di un centro scommesse e di interessi nel campo dell’energia fotovoltaica.
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