Il crocierista sbarcato dalla Costa “Deliziosa”: “Grazie ai sanitari degli ospedali del Trapanese che mi hanno strappato alla morte”

Chissà se l’esperienza della malattia e della guarigione in Sicilia troverà spazio in uno dei suoi libri: di certo la storia di Giovanni Bertini, il turista ammalatosi a bordo della Costa “Deliziosa” e sbarcato, come sospetto caso di coronavirus, a Marsala per essere ricoverato al locale Covid hospital, sembra davvero la trama di un romanzo con tanto di colpi di scena e lieto fine.

Nato a Livorno nel 1941 ma cresciuto a Genova, dove ha lavorato per trent’anni come perito mercantile nel porto cittadino, il 79enne attende, presso il reparto di Geriatria dell’ospedale di Salemi, di riprendere completamente le forze dopo la brutta esperienza vissuta nei mesi scorsi. Dopo che i due tamponi a cui è stato sottoposto sono risultati negativi, infatti, è stato trasferito dal Covid hospital lilibetano al “Sant’Antonio Abate” di Trapani. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e lui, per prima cosa, ci tiene ad esprimere la sua gratitudine e il suo apprezzamento ai medici e al personale che, nei tre diversi ospedali – Marsala, Trapani e Salemi – si sono presi cura di lui. “Mi hanno strappato alla morte – dice – e lo hanno fatto con grande professionalità, lo devono sapere tutti”.

“Da quando sono in pensione – esordisce – ho cominciato a scrivere e pubblicare libri e, trovandomi a corto di spunti, alcuni mesi fa ho colto l’occasione, dopo aver visto una pubblicità, di partecipare alla crociera che ci avrebbe portato in giro per il mondo in poco meno di quattro mesi. Ho detto: prendo una cabina con balcone sul mare così posso ascoltare il suono della risacca e sentire l’odore del mare, e parto. Il mio libro è un giallo ma, parallelamente alla storia ambientata negli ambienti della ndrangheta calabrese, è anche una sorta di diario della crociera con le sue tappe, i posti visitati, le persone incontrate”.

“Fino al nostro arrivo in Australia – ci racconta il signor Giovanni – tutto andava avanti in maniera normale e le notizie sull’epidemia di coronavirus erano solo echi lontani che qualcuno leggeva dai giornali o dai telefonini. Anche dopo, in verità, quando non abbiamo più potuto effettuare gli sbarchi nei porti lungo il nostro itinerario, la vita a bordo è proseguita secondo gli stessi ritmi. Abbiamo continuato a ballare, cantare, assistere agli spettacoli in teatro, incontrarci con gli altri passeggeri come se nulla fosse, ha presente il Titanic? Ci preparavamo, con il tempo necessario, a tornare a casa e ci sentivamo, in fondo, più al sicuro sulla nave rispetto a chi, in Italia, affrontava l’epidemia”.

Bertini si dice, però, deluso dall’atteggiamento della Costa Crociere: “Io ho cominciato a stare male, sono entrato in coma e la nave si è semplicemente sbarazzata di me. In viaggi così lunghi – spiega – non è infrequente che le persone, specie anziani, si ammalino e anche che qualcuno muoia. In questi casi il comandante diffonde un messaggio con cui informa che si è provveduto allo sbarco del malato o del deceduto. È vero che quando mi hanno trasferito a Marsala io ero in coma, incosciente. Ma mi aspettavo che mi seguissero, mi fornissero, chessò, una lettera, indicandomi un referente da chiamare nei giorni seguenti, quando sarei stato meglio. I miei bagagli, tra cui il mio telefonino, il portafoglio con i documenti, sono rimasti sulla nave. Non avevo neppure i pigiami che mi sono stati donati in ospedale. Non è possibile che per oltre una settimana nessuno dei miei cari, neppure il mio medico, abbiano avuto notizia di ciò che mi stava succedendo. Questa è una cosa che, poi, ho discusso con la compagnia. Ad una dirigente ho detto: per vostra disgrazia non sono morto”.

L’energico 79enne ci racconta la sua esperienza nel reparto di Cardiologia dell’ospedale di Trapani, e il suo rapporto con il primario Renzo Lombardo: “Siamo diventati amici e quando mi hanno dimesso e trasferito a Salemi mi ha salutato in inglese, come avevamo cominciato a fare nei giorni precedenti. Mi ha detto che, per qualsiasi necessità, lo posso chiamare. Anche da tutto il resto del personale ho avuto un trattamento eccellente”.

“Qui a Salemi – prosegue Bertini – sto facendo un pieno di esperienze, ho conosciuto un paziente, un uomo di 58 anni, un personaggio da scriverci un libro. L’assistenza è ottima e anche qui il primario, il dottore Tommaso Di Bella, è un medico e una persona eccezionale. Io osservo i dettagli, da bravo scrittore, e devo dire che questa struttura funziona molto bene. Qui ho ricevuto anche la visita della vice sindaca e del comandante della Polizia Municipale, a me che sono solo un cittadino qualsiasi”.

Giovanni Bertini chiude la sua conversazione con un affettuoso appello ai Siciliani, quello ad impegnarsi di più a “fare pulizia” di quello che non va, a cominciare dalle carenze nei trasporti pubblici: “Ribellatevi agli interessi particolari e loschi – dice – questa è una grande Isola. “Io amo i treni – conclude – e anche se ci metterò più tempo, penso proprio che tornerò così a casa”.