Il capo della Mobile di Trapani protagonista del programma di Rai3 “Commissari, sulle tracce del male” [VIDEO]

È stato il capo della Squadra Mobile di Trapani Fabrizio Mustaro, ad aprire, stasera, la terza edizione del programma in 12 puntate “Commissari, sulle tracce del male” in onda su Rai3.

Il primo episodio ha trattato il caso dell’uccisione di Dina Dore avvenuto a Gavoi, in provincia di Nuoro, il 26 marzo 2008.

Il programma, condotto da Pino Rinaldi e realizzato in collaborazione con la Polizia di Stato, è tornato a raccontare nuovi casi di cronaca giudiziaria, narrati dall’investigatore che ne ha condotto le indagini. Storie che hanno coinvolto, dal punto di vista umano e professionale, il “commissario”, protagonista di ciascuna puntata che, ripercorre, insieme al conduttore, passo dopo passo, l’attività investigativa svolta con la sua squadra.

Fabrizio Mustaro ha raccontato le indagini svolte per risolvere il mistero della scomparsa di Dina Dore, mamma di una bimba di 8 mesi. L’auto della donna viene trovata parcheggiata nel garage. Accanto, a terra, il seggiolino con la bimba che dorme. La Polizia trova tracce di sangue, la borsetta della donna è sul posto, gli oggetti sono sparpagliati sul pavimento.

Una prima svolta nell’indagine – che all’inizio batte anche la pista del rapimento a scopo di riscatto – arriva dalla lettura dei messaggi sul cellulare della donna da cui si capisce che aveva scoperto la relazione extraconiugale del marito, un dentista molto noto in paese.

“A quel punto – racconta Mustaro – abbiamo appurato non solo che Francesco Rocca aveva ingannato la moglie ma che le aveva anche scritto minacce di morte, proprio poco tempo prima della scomparsa”.

Sarà solo nel 2012, però, che il caso sarà chiuso dagli investigatori. Anche grazie ad una lettera anonima, si scoprirà che Rocca aveva incaricato un giovane, all’epoca minorenne, di uccidere la moglie con la promessa di dargli una grossa somma di denaro.

“L’ho arrestato personalmente – ha raccontato Fabrizio Mustaro – per cinque anni mi aveva ingannato, come uomo e come investigatore, era mio dovere farlo”.

L’esecutore materiale è stato condannato a 16 anni mentre Rocca è stato condannato all’ergastolo.

“Ho scelto di stare dalla parte giusta e mi piace aiutare le persone”, così Mustaro ha risposto al conduttore che gli ha chiesto, a fine puntata, perché è entrato in Polizia.

Ecco la puntata