Giornata contro violenza sulle donne: più vittime nel 2020, tutti i dati del report della Polizia [VIDEO]

Sono due i femminicidi registrati nella provincia di Trapani nel 2019 su un totale di tre uccisioni. In entrambi i casi le donne sono state vittime di partner o ex; un femminicidio invece, nei primi nove mesi del 2020, avvenuto sempre in ambito familiare per mano di partner o ex.Il dato è stato reso noto oggi dalla Questura di Trapani in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne.

Rispetto ai cosiddetti reati spia, gli atti persecutori denunciati nel Trapanese – secondo i dati forniti dalla Questura – sono stati 116 nei primi nove mesi del 2020, con una lieve riduzione rispetto allo stesso periodo del 2019, quando i casi registrati erano stati 129. In aumento le denunce per maltrattamenti in famiglia, nel 2020 168 rispetto alle 152 del 2019;  riduzione per le denunce di violenza sessuale che sono state 13 nel 2020 e 30 nello questo periodo del 2019.

A livello nazionale la Direzione centrale della polizia criminale ha diffuso una pubblicazione, contenente i dati relativi al 2019 e 2020, introdotta dalle parole del Capo della Polizia Franco Gabrielli: “La violenza di genere è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale”.

L’obiettivo è quello di fornire un’analisi specifica dei dati disponibili provenienti da tutte le forze di polizia perché “ogni strategia complessa, che risente peraltro di retaggi culturali completamente superati, di stereotipi e pregiudizi, deve fondarsi su di un’approfondita conoscenza delle problematiche, basata su di un solido patrimonio informativo”, sottolinea Vittorio Rizzi, alla guida della Direzione centrale della polizia criminale che ha preparato la pubblicazione.

Uccise da chi amavano, spesso dentro la propria casa, a 30 come a 60 anni perchè la violenza sulle donne non ha età né ceto sociale. Nel 2019 sono stati 111 i femminicidi, in calo rispetto ai 141 del 2018 ma una controtendenza si registra nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con un aumento del 7,3% (88 donne uccise in più nel 2020 a fronte di 82 del 2019). Sono cresciute anche le vittime in ambito familiare che passano da 68 a 77 (con un aumento del 13,2%), uccise in prevalenza da partner o ex partner (e solo per il 28% nel 2020 per mano di genitori o figli).

Una strage infinita quella descritta dal report “Un anno di Codice Rosso reati spia e femminicidi” realizzato ad un anno dall’entrata in vigore, avvenuta il 9 agosto 2019, del cosiddetto “Codice Rosso”, legge 19 luglio 2019, n.69, che ha introdotto nuovi reati e ha perfezionato i meccanismi di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

Dei quattro delitti di nuova introduzione, quello che ha fatto registrare più episodi (1.741 dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020), spesso sfociati in condotte violente nei confronti delle vittime, è la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare (art. 282-bis cpp) o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (282-ter cpp) o la misura precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare (ar. 384-bis cpp). Le Regioni dove si sono registrate più violazioni sono la Sicilia, il Lazio ed il Piemonte. Sono stati 11 i reati in un anno relativi al delitto di costrizione o induzione al matrimonio (art. 558-bis cp), altra figura introdotta dalla legge 69/2019 e volta a contrastare il fenomeno dei cosiddetti matrimoni forzati e delle spose bambine: il 36% delle vittime è risultato minorenne.

Il reato di deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso di nuova introduzione (art. 583-quinquies cp) prevede l’ergastolo se dal fatto consegua un omicidio. Dei 56 casi denunciati, il 76% hanno riguardato vittime di sesso maschile e gli autori sono al 92% uomini: segno che tali fattispecie si riferiscono ad ipotesi di reato prima inquadrate nel delitto di lesioni personali gravissime di cui all’art. 583, comma 2, n.4 (abrogato dalla l. 69/2019) e non riconducibili alle dinamiche uomo/donna.

Secondo il Rapporto, i moventi più frequenti dei femminicidi sono la lite e i cosiddetti motivi passionali. Sia nei primi nove mesi del 2020 che nello stesso periodo del 2019, l’omicida ha fatto in prevalenza uso di un’arma impropria, come un coltello o un utensile da lavoro (martello, cacciavite, ecc.), seguono l’uso di un’arma da fuoco, l’asfissia/soffocamento/strangolamento, le percosse e l’avvelenamento.

Sono 718 le denunce per la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, cosiddetto revenge porn. L’81% hanno riguardato vittime di sesso femminile (per l’83% maggiorenni e per l’89% italiane), episodi distribuiti nell’anno con un andamento altalenante e un picco nel mese di maggio con 86 fattispecie. La Regione che registra più denunce è la Lombardia, seguita da Sicilia e Campania.

Come per i reati spia, anche per gli omicidi volontari di donne, la fascia di età più colpita nei primi 9 mesi del 2019 è quella tra i 31 e 44 anni, che è la stessa più frequente anche per gli autori. Mentre nei primi nove mesi del 2020 la fascia più colpita è quella delle donne over 65 che rappresentano il 30% del totale delle vittime.

La parte dedicata ai femminicidi si conclude con un breve racconto delle storie riportate dalla cronaca nera di quest’anno, perché venga conservata memoria del dolore che le morti di queste donne (e spesso dei loro figli) provocano in tutta la comunità, oltre che all’interno delle famiglie.

Il report offre anche uno spaccato sulla violenza di genere nell’anno del lockdown, con tendenze registrate in vari Paesi europei ed extraeuropei. La pubblicazione si chiude con l’anticipazione di un app, chiamata Scudo, in fase di ultima sperimentazione, di cui saranno dotate tutte le forze di polizia e che consentirà di possedere tutte le informazioni utili sui precedenti interventi effettuati presso il medesimo indirizzo (presenza di minori o di soggetti con malattie psichiatriche o dipendenti da droghe o alcol, disponibilità di armi, lesioni personali subite in passato dalla vittima) e di calibrare così nel modo migliore l’operatività.

La campagna permanente di prevenzione “Questo non è amore”, finalizzata a fornire informazioni alle donne in situazione di rischio, è giunta alla quarta edizione. Con il coordinamento nazionale della Direzione Centrale Anticrimine, il personale della Polizia di Stato a bordo dei camper dedicati al progetto, ha incontrato negli anni migliaia di persone nelle piazze di italiane fornendo informazioni, aiuto, supporto operativo. Quest’anno le restrizioni Covid non consentono la stessa diffusione capillare sul territorio, ma è stata ugualmente preparata la brochure del progetto e, per facilitare la diffusione in rete degli stessi messaggi di vicinanza della Polizia di Stato, è stato realizzato un video messaggio al quale ha preso parte anche il Capo della Polizia Gabrielli.

Dallo scorso lockdown la app YouPol, scaricata negli anni da tantissimi cittadini sui propri smartphone, è stata estesa alle segnalazioni di violenza domestica. Ideata per contrastare bullismo e spaccio di sostanze stupefacenti nelle scuole, l’app è caratterizzata dalla possibilità di trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della Polizia di Stato. Le segnalazioni sono automaticamente geo-referenziate, ma è possibile per l’utente modificare il luogo dove sono avvenuti i fatti. Èinoltre possibile dall’app chiamare direttamente il 113. Tutte le segnalazioni vengono ricevute dalla Sala Operativa della Questura competente per territorio. Per chi non vuole registrarsi fornendo i propri dati, è prevista la possibilità di segnalare in forma anonima.

A scattare una fotografia della situazione è anche l’analisi delle chiamate al numero verde 1522, il centralino del Dipartimento Pari opportunità: nei primi 10 mesi dell’anno sono aumentate superando in 10 mesi i livelli degli anni precedenti, con le vittime salite a quota 12.833 al 30 ottobre. Il periodo peggiore è stato proprio il lockdown: tra marzo e maggio sono più che raddoppiate le richieste (+119%) rispetto allo stesso periodo del 2019. Triplicate quelle via chat, così come le chiamate arrivate di notte o di mattina molto presto.

 

 

Ornella Fulco

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