Fontana, avrebbe dovuto chiudere il rubinetto! In buona sostanza è questa l’osservazione di Peppe Bologna, ex editore di Telescirocco che in data 31 marzo 2020 ha presentato un esposto presso la Procura di Trapani in cui invita la magistratura ad indagare sul perchè il governatore della Lombardia Attilio Fontana non abbia predisposto immediatamente le misure restrittive in tutta la regione per evitare il contagio che si è espanso in Italia dopo il primo caso di Codogno.
Ne abbiamo parlato stamattina in questa intervista radiofonica. Per ascoltare schiaccia PLAY:
Questo invece il contenuto delll’esposto presentato da Peppe Bologna:
ALL’ILLUSTRISSIMO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI TRAPANI
ESPOSTO
Il sottoscritto Bologna Giuseppe, … , con riferimento all’emergenza sanitaria nazionale derivante dal c.d. “coronavirus” espone quanto segue per evidenziare all’autorità giudiziaria le omissioni penalmente rilevanti degli organi amministrativi territoriali coinvolti.
A tal fine, si rende necessario esporre una breve cronistoria degli avvenimenti che si sono succeduti, per meglio individuare le responsabilità degli attori pubblici coinvolti.
Il primo caso di contagio accertato da COVID-1917 viene registrato il 17 novembre 2019 nella provincia cinese dello Hubei.
L’1 dicembre 2019 il primo paziente noto inizia a manifestare i sintomi; a questo, nei giorni tra 1’8 ed il 18 dicembre, seguono altri sette casi successivamente diagnosticati come affetti da un nuovo coronavirus.
Il successivo 31 dicembre, l’Organizzazione mondiale della sanità viene informata dalle autorità cinesi di una serie di casi simili alla polmonite nella città di Wuhan, con origine probabile da un mercato di pesce e animali della città stessa.
L’1 gennaio 2020 le autorità cinesi dispongono la chiusura del mercato di Wuhan e l’isolamento di coloro che presentano segni e sintomi dell’infezione.
Il 7 gennaio le autorità cinesi confermano di aver identificato un nuovo virus appartenente alla famiglia dei coronavirus, che include, fra gli altri, il raffreddore comune e virus come SARS e MERS. Questo nuovo virus prende temporaneamente il nome di “2019-nCOV”.
Il 9 gennaio viene documentato il primo caso di decesso a causa del 2019-nCoV.; lo stesso giorno l’OMS conferma l’epidemia avente origine da un coronavirus finora sconosciuto.
Il 22 gennaio il governo cinese, per interrompere la catena di contagio del virus, mette in quarantena la città di Wuhan (con una popolazione di 11 milioni di persone), espandendo successivamente la misura a quasi tutta la provincia di Hubei, raggiungendo le 60 milioni di persone in quarantena.
Vengono sospesi anche aerei, treni, autobus e traghetti in entrata e in uscita da Wuhan e, in seguito, il divieto viene esteso anche ai veicoli privati.
Per cercare di limitare ulteriormente la diffusione del virus, l’autorità sanitaria di Wuhan rende obbligatorio l’utilizzo di maschere facciali nei luoghi pubblici, tuttavia, poiché il virus risulta essere asintomatico ma infettivo durante l’incubazione, le autorità reputano necessario sbarrare le strade di accesso alla città per evitare fughe dalla zona.
Il successivo 25 gennaio, il Presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, in un comunicato ufficiale dichiara che la situazione che la Cina sta affrontando è grave, data l’accelerazione dell’espansione del virus.
Il 27 gennaio l’Organizzazione mondiale della sanità è costretta a definire “elevato” il rischio a livello globale, correggendo la precedente analisi che lo aveva definito “moderato”.
Il 30 Gennaio si registrano 170 morti e oltre 7.700 contagi in Cina; l’OMS, in una conferenza straordinaria di aggiornamento sullo stato della sanità globale in merito al virus che prende il nome di 2019 nCOV ARD, dichiara ufficialmente tale virus un rischio per la salute pubblica mondiale.
Lo stesso giorno, in Italia, vengono accertati per la prima volta due casi di persone infette, si tratta di due turisti cinesi in vacanza a Roma.
L’Italia blocca tutti i voli da e verso la Cina e, con Delibera del Consiglio dei Ministri del 31.1.2020, proclama lo stato di emergenza sanitaria per 6 mesi ai sensi dell’articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018 6 febbraio: I morti in Cina sono 570 e i contagiati circa 28000, comunque principalmente concentrati nella regione dell’Hubei.
È il 21 febbraio quando in Italia vengono confermati diversi casi locali di coronavirus: si tratta del primo focolaio del contagio, situato nella zona di Castiglione d’Adda in Lombardia, originato da un 38enne senza storia recente di viaggi in Cina, che comprende tra gli infettati la moglie e altre persone da lui frequentate, nonché personale sanitario delle strutture dove i suddetti sono stati accolti; si registrano anche due casi a Padova.
Contestuamente, il Ministro della Salute dirama un’ordinanza che prevedeva la quarantena obbligatoria per chi fosse stato a contatto con persone positive per l’infezione virale, e sorveglianza attiva e permanenza domiciliare per chi fosse stato nelle aree a rischio nei 14 giorni precedenti, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie locali.
Lo stesso giorno, lo stesso Ministro emana un’ordinanza, firmata in modo congiunto con la presidenza della Regione Lombardia, che sospende tutte le manifestazioni pubbliche, le attività commerciali non di pubblica utilità, le attività lavorative e ludiche e sportive, e chiudeva le scuole in dieci comuni (Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano).
Nella serata dello stesso giorno, viene data notizia del primo decesso in Italia a causa del virus.
Stante la sostanziale inerzia dei governatori dei territori interessati dal contagio, ed in ragione dell’espandersi dello stesso anche in altre aree del territorio nazionale, il Governo, dapprima con il Decreto Legge n. 6 del 23.2.2020, ed in seguito con successivi provvedimenti (vd. D.P.C.M. del 25.2.2020, D.P.C.M. dell’1.3.2020, D.P.C.M. dell’8.3.2020, D.P.C.M. del 9.3.2020) ha, in primo luogo, posto in quarantena le oltre 50.000 persone provenienti da 11 comuni diversi del Nord Italia per poi estendere le misure restrittive all’intero territorio nazionale, al fine di contenere ed impedire il propagarsi dell’infezione virale.
Deve sottolinearsi, al riguardo, come tale incombenza ricadesse nei doveri di tutela della sanità pubblica ricadenti sul Governatore lombardo (vd. Art. 117 Cost.).
Nonostante le misura di restrizione adottate a livello nazionale, tuttavia, l’espansione del contagio non si è arrestata, raggiungendo l’intero territorio italiano, nessuna regione esclusa, sebbene, ad oggi, con maggiore incidenza al Nord piuttosto che al Sud.
Nel frattempo, la Cina ha dichiarato la fine della quarantena atteso che il numero di contagi “interni”, ossia non derivanti da soggetti di ritorno sul proprio territorio, si è di fatto azzerato.
Analoga evoluzione della malattia si è riscontrata nei territori posti in quarantena con i primi provvedimenti assunti (Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano) nei quali, alla fine del periodo di isolamento, si è registrato il sostanziale azzeramento dei contagi “interni”.
La sopra esposta breve cronistoria del contagio nella prima regione mondiale nella quale l’infezione virale si è manifestata (quella dell’Huebi in Cina), permette di comprendere, con estrema chiarezza, le mancanze ed omissioni dell’autorità regionali italiane nell’affrontare, sin dal momento di iniziale insorgenza, l’emergenza sanitaria causata dal c.d. “coronavirus”.
Quanto avvenuto nella regione cinese dell’Hubei, e le modalità con le quali le autorità cinesi hanno fronteggiato l’infezione, mostra in tutta la sua evidenza come la tempestiva adozione di rigide misure di isolamento della zona “focolaio” del contagio permette di evitare il diffondersi della malattia anche sul restante territorio.
Sarebbe stato sufficiente ricalcare le esperienze già emerse sul territorio cinese.
Ed invero, dall’analisi dell’evoluzione del contagio in Cina, e delle misure di restrittive contestualmente adottate in quel paese, emerge chiaramente come l’immediata chiusura a qualsiasi contatto con l’esterno della popolazione colpita dall’infezione ha permesso di circoscrivere il contagio impedendone la propagazione nei territori adiacenti ed oltre.
Orbene, nonostante tali evidenze, nessun provvedimento in tal senso è stato assunto (sebbene l’art. 32 della legge 833/1978 gliene riconoscesse il potere) dal Governatore della Regione Lombardia nel momento in cui la malattia ha fatto la sua comparsa nella regione.
Questi, infatti, sebbene sul proprio territorio si fosse manifestato il primo focolaio di infezione, e nonostante, come sopra esposto, già il 30 gennaio l’O.M.S. avesse evidenziato l’elevata pericolosità e contagiosità della malattia, è rimasto del tutto inerte, ben guardandosi dal disporre immediate misure restrittive del contagio.
Quanto avvenuto nei comuni assoggettati alle prime misure di isolamento adottate (Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano), nei quali la quarantena ha permesso l’esaurimento del contagio “interno”, dimostra come l’adozione di rigidi provvedimenti su tutto il territorio regionale circostante avrebbe consentito di arginare per tempo la diffusione della malattia, impedendone l”esportazione” anche sul restante territorio nazionale, ed in particolare nel Sud del paese.
In tal senso, la colpevole latitanza della quale si è resa colpevole l’Amministrazione Regionale Lombarda, ed alla quale il Governo nazionale ha cercato di far fronte quando, tuttavia, ormai la diffusione della malattia era divenuta inevitabile, non ha impedito ai soggetti già contagiati, ma asintomatici e dunque con la malattia non conclamata, di spostarsi sul territorio nazionale, di fatto agevolando il propagarsi del virus al di fuori del focolaio nel quale lo stesso si era manifestato.
Ciò è quanto avvenuto in occasione dell’adozione dei primi provvedimenti assunti dal Governo Nazionale, quando si sono registrati veri e propri esodi dalla Lombardia alle regioni del Sud, ed in particolare in Sicilia, in nessun modo arginati e/o impediti dalle autorità lombarde, che hanno di fatto permesso di far giungere anche in tali territori la malattia che, altrimenti, sarebbe certamente rimasta circoscritta alle zone in cui si è per prima manifestata.
Per tali motivi, a parere dello scrivente, nelle circostanze sopra esposte ricorrono gli elementi costitutivi dei reati di cui agli artt. 434 e 452 c.p., posto che il Governatore della Regione Lombardia deve essere ritenuto responsabile della diffusione del contagio su tutto il territorio italiano, ed in quello siciliano in particolare, non avendo adottato, sebbene ne fosse tenuto, tutti i provvedimenti necessari ad evitare che le persone contagiate della propria regione potessero lasciare il territorio lombardo diffondendo il virus.
Come sopra già accennato, sarebbe stato sufficiente adottare il modello “Whuan”, come utilmente fatto a Codogno.
Tutto ciò premesso, attesi i sopra argomentati elementi di responsabilità penale sopra argomentati, il sottoscritto esponente propone formale
CHIEDE
che l’Ecc.ma Procura della Repubblica adita Voglia disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti così come esposti dettagliatamente in narrativa, valutando gli eventuali profili d’illiceità penale degli stessi e, nel caso, individuare i possibili soggetti responsabili al fine di procedere nei loro confronti.
Si chiede, infine, che venga comunicato al sottoscritto l’eventuale richiesta di archiviazione ai sensi dell’art. 408 c.p.p..
Erice 31 Marzo 2020
Era alla guida di un‘imbarcazione che aveva portato dalla Tunisia numerosi migranti, il presunto scafista…
Terza edizione del #trapanisìgierre in onda su Radio Cuore e su Radio Fantastica alle 12.30…
Obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria per un 33enne pregiudicato di Mazara…
Seconda edizione del #trapanisìgierre in onda su Radio Cuore e su Radio Fantastica alle 11.30…
Domenica l'adesione al Manifesto Italia Gentile
Il Comitato dei genitori si dice molto preoccupato: già la settimana scorsa un caso simile…