Dovranno comparire il prossimo 5 marzo davanti al Gup del Tribunale di Trapani, l’ex direttore della Casa circondariale di Trapani e della Casa di reclusione di Favignana, Renato Persico, e l’allora comandante della Polizia Penitenziaria del carcere isolano Silvia Lupo.
Entrambi – come riporta un articolo apparso su la Repubblica – sono accusati di colpa in custodia: non avrebbero messo in atto, ciascuno per le proprie competenze, tutti gli accorgimenti necessari per evitare due casi di evasione verificatisi nelle due carceri.
Il primo risale al 28 ottobre 2017 quando tre detenuti riuscirono a fuggire dal carcere di Favignana calandosi oltre il muro di cinta con delle lenzuola annodate. Furono poi rintracciati e arrestati prima di riuscire a lasciare l’isola. Per questo episodio la pm Francesca Urbani ha chiesto il giudizio immediato.
Il secondo caso, avvenuto lo scorso mese di giugno, riguarda la fuga di un detenuto, da uno dei cortili di passeggio durante l’aria, dal “Pietro Cerulli” di Trapani. Anche in questa circostanza l’evaso fu rintracciato e arrestato. La Procura della Repubblica di Trapani rileva, però, che la fuga fu segnalata dal carcere dopo un’ora e mezza dal suo verificarsi e che anche il procuratore Morvillo fu informato alcune ore dopo. Questa e altre circostanze sarebbero al vaglio degli inquirenti come, ad esempio, eventuali connivenze tra poliziotti penitenziari e detenuti per l’introduzione dei micro telefoni cellulari che, nell’ultimo anno, sono stati ritrovati nel carcere trapanese.
La Casa Circondariale di Trapani è stata, negli ultimi mesi, oggetto di ispezioni di vario tipo, da parte del Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria ma anche da parte dei sindacalisti della Uilpa Polizia Penitenziaria Sicilia e di una delegazione di Radicali che, a diverso titolo, hanno segnalato una serie di carenze strutturali del carcere oltre alla ormai cronica carenza di poliziotti penitenziari in servizio. Elementi che potrebbero aver contribuito ad un pericoloso abbassamento della soglia di sicurezza dell’istituto penitenziario trapanese. Resta da stabilire se, nelle lacune ipotizzate dalla Procura della Repubblica di Trapani ci sia la responsabilità o meno di chi aveva il compito di provvedere.