Sventato dalla Polizia Penitenziaria di Trapani l’ennesimo tentativo di introdurre un micro telefonino cellulare alla Casa Circondariale di Trapani. Stavolta a tentare di beffare i controlli ci ha provato un detenuto rumeno B.B.I. 50 anni, ammesso all’art.21 e lavorante esterno all’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Trapani. L’uomo aveva celato nelle parti intime il telefonino, munito di cavetto caricabatterie, sperando di farla franca ma è stato scoperto.
Il Direttore dell’Istituto, Renato Persico, si è complimentato con il personale in servizio per la professionalità dimostrata nel contrastare questo fenomeno sempre più diffuso in tutte le carceri nazionali. Solo nel 2017 ne sono stati ritrovati 337. Peraltro, in assenza di una specifica previsione normativa, l’uso degli apparati cellulari da parte dei detenuti comporta esclusivamente una violazione disciplinare interna per uso di “oggetto non consentito”. .“Come operatori penitenziari – dice Persico – ci preoccupa la diffusione del fenomeno che rende necessari maggiori e più serrati controlli, da parte del Reparto di Polizia Penitenziaria – tesi ad evitare che i detenuti possano continuare a gestire traffici illeciti servendosi di soggetti collegati dall’esterno, raggiungibili facilmente grazie all’uso dei telefonini la cui miniaturizzazione mette sempre più a dura prova il personale”.
A tal proposito il comandante di Reparto, commissario coordinatore Giuseppe Romano, evidenzia come la Polizia Penitenziaria di Trapani sia stata tra i primi in Italia a dotarsi del Manta Ray (strumento per rilevamento di componenti elettronici) per contrastare efficacemente non solo il fenomeno: i cellulari, infatti, sempre più spesso, vengono nascosti nel canale rettale da parte dei detenuti che provano a portarli dietro le mura del carcere. Con la apparecchiatura questo non è più possibile senza essere scoperti. Sono stati cinque, negli ultimi tempi, i cellullari scoperti in questo modo.