È arrivato a Trapani da Livorno per tornare nei luoghi di origine della sua famiglia, i Lazzara, rinomati corallai trapanesi emigrati nella cittadina toscana a metà del XVIII secolo. E lo ha potuto fare grazie al prezioso aiuto degli operatori dell’Archivio Storico Diocesano di Trapani.
Gaspero Lazzara, lasciata Trapani, infatti, stabilì a Livorno una discendenza familiare legata al corallo e alla sua lavorazione che conta, fino ad oggi, otto generazioni. Nei mesi scorsi un appartenente a quella famiglia – Ottavio Lazzara – ha deciso di ritrovare le sue radici e ha inviato una mail all’Archivio Storico Diocesano chiedendo di aiutarlo a ricostruire la storia della sua famiglia per la parte trapanese. La corrispondenza è durata qualche mese e, la scorsa settimana, è arrivato in città per visitarla per la prima volta e per ringraziare gli archivisti per il supporto fornitogli.
L’Archivio Storico Diocesano non è nuovo a questo tipo di esperienza: riconosciuto di interesse culturale dal Mibac nel 2017, conserva i fondi storici delle più antiche parrocchie cittadine, quelle di san Pietro, di san Nicola e di San Lorenzo, una miniera di informazioni su tutte le generazioni di Trapanesi dalla fine del XVI secolo.
I cinque libri parrocchiali (battesimi, cresime, matrimoni, morti, numerazione d’anime) la cui compilazione venne resa obbligatoria per i parroci dal Concilio di Trento, costituiscono un’Anagrafe ante litteram e consentono di ricostruire la storia di generazioni che altrimenti non avrebbero lasciato alcuna traccia del proprio passaggio, dato che ancora non esistevano le Anagrafi civili.
Le richieste genealogiche arrivano da tutta Europa e dai continenti extraeuropei – in particolare Stati Uniti, America del Sud e Australia – da parte di discendenti di Trapanesi che desiderano ricostruire la storia della propria famiglia e ritrovare le radici interrotte dalle correnti migratorie tra fine Ottocento e primi del Novecento. Non è la prima volta che coloro che hanno avviato le ricerche per corrispondenza decidano poi di visitare e conoscere i luoghi che sono stati la culla della loro famiglia.
“È per noi una grande emozione vedere la gioia di queste persone nel ritrovare gli atti di nascita o di matrimonio dei propri antenati, ci dà il senso del valore dei nostri sforzi quotidiani nel custodire con attenzione e cura il ricco patrimonio di memorie che ci è stato affidato”, commenta la professoressa Stefania La Via, vice direttrice dell’Archivio Storico.
“Chi arriva dall’estero o da altre parti d’Italia per motivi genealogici – prosegue la studiosa – si ferma poi a scoprire anche i luoghi e i sapori che in famiglia si tramandano di generazione in generazione come ricordi”.
Un’opportunità che si offre al territorio trapanese per attrarre questa “fetta” di flussi turistici, innescando un circuito virtuoso che colleghi i luoghi della cultura con percorsi anche di scoperta delle attrattive del posto, sia dal punto di vista naturalistico sia enogastronomico.
“La ricerca genealogica e di storia della propria famiglia ha conquistato da alcuni decenni un’enorme popolarità internazionale. Coloro che la praticano sono diventati, numericamente parlando – spiega La Via – una delle categorie più numerose di utenti degli Archivi, per svariate ragioni e con intenti diversificati. Molti di coloro che intraprendono questi percorsi di ricerca sono animati dal desiderio di ritrovare le radici familiari e i luoghi da dove partirono i loro avi ma anche di riabbracciare i parenti rimasti in Italia. A partire dai documenti d’archivio comincia, quindi, un viaggio alla scoperta della famiglia di provenienza, dei territori e dei paesi da cui partirono i propri antenati, per riscoprire le tradizioni locali, l’arte, la cultura, le feste, l’artigianato, i prodotti gastronomici e ritrovare il valore dell’appartenenza alla comunità di origine”.
Un settore, quello del cosiddetto “turismo genealogico” che, quindi, anche Trapani dovrebbe imparare a valorizzare e supportare come ulteriore attrattiva per i propri visitatori.