“Quando abbiamo scritto, provocatoriamente, che le carceri siciliane erano una discarica sociale, non sbagliavamo, infatti i dati che abbiamo raccolto e che consegneremo alla stampa ed ai politici confermano che nessun parametro dell’art. 27 della Costituzione, in questo momento, viene rispettato e solo il grande sacrificio della Polizia Penitenziaria evita che il sistema crolli ovunque”. Così Gioacchino Veneziano, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria Sicilia commentava in vista delle conferenza stampa svoltasi stamane presso l’Assemblea Regionale Siciliana dove è stato consegnato agli organi di informazione un dossier riguardante le attuali condizioni delle carceri siciliane e della Polizia Penitenziaria.
“Nel 2019 sono stati 2.100, dato aggiornato al 1° settembre – ha detto Veneziano – gli eventi critici avvenuti nelle carceri dell’Isola – ma, ad oggi, al netto della parole, il ministro Bonafede e il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e tutti gli organismi nazionali e regionali non stanno facendo nulla per evitare il peggio”. Una tendenza in aumento, con un +35 per cento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In particolare, dal dossier del sindacato emergono 466 proteste collettive, 276 episodi di danneggiamento di beni, 460 colluttazioni, 296 casi autolesionismo, 61 tentati suicidi e 2 suicidi.
Il sindacato ha denunciato, oltre alla ormai cronica carenza di personale, anche il sovraffollamento degli istituti penitenziari dell’Isola: su 23 in 13 il numero della popolazione detenuta supera quello previsto. Le situazioni peggiori si registrano al “Pagliarelli” di Palermo dove, a fronte di una popolazione detenuta regolare di 1.182 persone, ci sono 1.353 detenuti (171 in più) di cui 233 stranieri. A Caltanissetta i detenuti sono 233 invece dei previsti 178. In difficoltà anche il carcere di Augusta, la cui popolazione detenuta è di 104 unità in più rispetto al regolare (476 contro 372) e e quello di Siracusa dove ci sono 91 detenuti in più rispetto alla capacità prevista.
“E’ necessario – ha sottolineato Veneziano – accelerare con un piano di assunzioni di personale straordinario, perché quello sbandierato contiene solo i numeri per il turn-over, quindi oggi in Sicilia operano sulla carta 3.700 poliziotti che, sottraendo quello impiegato in compiti sussidiari alla sicurezza, quelli per le traduzioni e per le scorte, e quelli assenti per la fruizione dei diritti, rimangono al netto appena 1.200 poliziotti penitenziari che, nell’arco delle 24 ore, si occupano di vigilare sugli oltre 6.500 detenuti rinchiusi nelle 23 carceri siciliane”.
“La casistica degli eventi critici – ha proseguito il segretario regionale della UILPA Polizia Penitenziaria – conferma che in certe strutture penitenziarie vi è necessità di interventi massici, tra cui Barcellona Pozzo di Gotto, seguita da Palermo Pagliarelli, Trapani, Siracusa e Agrigento”.
“Come sindacato – ha sottolineato – siamo daltonici. Non guardiamo al colore politico ma ai risultati che si raggiungono. Al netto delle magliette di Salvini, quelli che servono sono gli investimenti, nelle strutture, nel personale, negli strumenti per la sicurezza. Quello che è importante è un impegno vero della politica perché la Polizia Penitenziaria è l’ultimo anello dell’ingranaggio del sistema penale: noi dobbiamo assicurare non solo la sicurezza ma il possibile recupero del reo ma non ci può essere trattamento senza sicurezza”.
Secondo Veneziano è “obbligatorio accendere i riflettori anche sulla sanità all’interno delle carceri in quanto, negli ultimi anni, si è registrato un sensibile incremento di detenuti affetti da malattie mentali/e/o psicofisiche che rendono difficoltosa, per non dire impossibile, la loro permanenza in strutture carcerarie, aumentando i rischi per l’incolumità dei poliziotti e, nel caso dei trasferimenti dei detenuti nelle strutture ospedaliere, quelli per la sicurezza pubblica”.
La UILPA chiede non solo l’accelerazione delle procedure di assunzione di nuovi poliziotti penitenziari ma propone anche lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi passati ancora valide oltre che l’incremento degli stanziamenti per l’ammodernamento delle strutture. Si chiedono anche modifiche al Codice penale per quanto concerne la risposta dello Stato nei confronti delle aggressioni ai poliziotti penitenziari e introdurre la punibilità per chi introduce e detiene in carcere in maniera fraudolenta oggetti non consentiti come, ad esempio, i telefonini cellulari.
Un fenomeno, quest’ultimo, in aumento in tutti gli Istituti penitenziari italiani. Diversi casi sono stati scoperti anche nella Casa circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani.
All’incontro erano presenti la parlamentare nazionale Carolina Varchi (Fratelli d’Italia), componente della Commissione giustizia della Camera dei Deputati, Armando Algozzino, segretario nazionale della Uilpa Polizia Penitenziaria, rappresentanti del sindacato di Palermo e l’assessore regionale Totò Cordaro che ha sottolineato la necessità di affrontare tutti insieme le problematiche che affliggono le carceri. “Se ci sono aggressioni nelle carceri vuol dire che c’è un grande malessere legato allo stato di detenzione, agli spazi minimali, e quindi, anche nell’interesse dei poliziotti penitenziari, vuol dire che c’è un mondo che rivisitato nella sua interezza e che, partendo dal diritto di chi tutela ordine e giustizia, e sono i poliziotti penitenziari, non può non guardare al diritto del cittadino privato della libertà personale. Il tema – ha proseguito Cordaro – non richiede ragionamenti di circostanza ed è molto complesso e deve considerare, nella globalità delle condizioni in cui versano le carceri in Italia e in Sicilia. E’ necessaria – ha concluso – una battaglia di civiltà generale altrimenti è complicato immaginare che possano prevalere i diritti degli uni sui diritti degli altri. Per mia cultura e convinzione, oltre che per funzione istituzionale sono e sarò sempre anche dalla parte dei poliziotti penitenziari. Voi non siete il fanalino di coda degli agenti in divisa e meritate rispetto”.