In questi mesi di pandemia, in cui scienziati e medici di tutto il mondo sono alla ricerca, oltre che di un vaccino, di terapie efficaci per curare la Covid-19, si parla con sempre più insistenza, visti i risultati incoraggianti – l’ultimo caso un paziente, dato per spacciato, curato e guarito all’ospedale Mauriziano di Torino – del trattamento con l’ozono per i malati di coronavirus.
Tra i medici che ne sostengono l’utilizzo in questo campo ce n’è anche uno trapanese, il posturologo Francesco Cosentino che se ne avvale da anni nella sua pratica e ha anche pubblicato dei video in cui illustra le proprietà e i benefici dell’ozonoterapia, metodica già nota e utilizzata da tempo per altre patologie.
«L’ossigeno-ozono terapia è una tecnica – spiega Cosentino, che è componente dell’AIRO, l’Accademia Internazionale di Ricerca in Ossigeno Ozono Terapia – che potrebbe essere d’ausilio per combattere la Covid-19. All’inizio non si è capito che provocasse una CID, coagulazione intravascolare disseminata, ossia una tromboembolia venosa. In pratica, il sangue si coagulava dentro i vasi venosi, di conseguenza si formavano dei trombi che impedivano gli scambi gassosi, quindi il passaggio di ossigeno a livello polmonare. Tant’è che 9 pazienti intubati su 10 morivano».
Il medico trapanese stigmatizza l’operato del Governo riguardo ai fondi stanziati, circa 140 milioni di euro, per finanziare associazioni e istituti di ricerca per lo studio del vaccino anti Covid: «Il coronavirus non dà immunità, cioè non fa produrre gli anticorpi che non fanno più ammalare di questa patologia; succede anche con l’influenza, chi fa il vaccino anti-influenzale può prendere l’influenza tante volte. Il professore Anthony Fauci, il gotha della Sanità vaccinale americana, ha spiegato che per individuare e testare il vaccino ci vogliono 12/18 mesi e che non è garantito l’effetto, proprio perché il Coronaviurs muta. Perché sprecare tutto questo denaro e non sostenere, invece, altri tipi di ricerca?»
Il dottore Cosentino parla di due sperimentazioni contro il Coronavirus che starebbero dando buoni risultati: l’utilizzo del plasma immune, introdotto da De Donno, primario del reparto di Pneumologia dell’ospedale di Mantova, e la grande autoemoinfusione, soffermandosi su quest’ultima tecnica che si avvale dell’ozono.
«L’ozono – sottolinea – che è un gas contenuto nell’atmosfera, ha delle spiccate proprietà ossidanti. Interviene nell’ossigenazione dei vari organi e tessuti e ha anche una funzione antibatterica, antivirale e antifungina. La grande autoemoinfusione consiste nel prelevare 200 centimetri cubi di sangue dal paziente che poi viene mescolato con una miscela di ozono, prodotto da un apposito macchinario medico a marchio CE; dopodiché, il sangue ozonizzato viene infuso, sempre tramite un circuito chiuso, nella vene del paziente distribuendosi in ogni parte dell’organismo. Come interviene sul Covid? La grande autoemoinfusione inattiva il virus, migliora il microcircolo, polarizza i globuli rossi, rendendo il sangue più fluido, e interviene anche nell’influenzare i meccanismi di ossido-riduzione che consentono alla cellula di difendersi».
«Il virus – prosegue il medico trapanese – per potersi replicare deve entrare dentro la cellula. Se si trova fuori l’ozono agisce a livello del capside e gli impedisce di attecchire e stimola il sistema immunitario che non lo riconosce come proprio e quindi lo elimina. Se il virus è, invece, penetrato all’interno della cellula, l’ozono, attraverso l’ossidazione mitocondriale, stimola la cellula stessa a produrre una serie di mediatori chimici, tra cui l’interferone, che hanno lo scopo di provocare l’inattivazione del virus attraverso la produzione di sostanze antiossidanti».
Il professionista trapanese spiega anche che l’ozono non ha nessun effetto collaterale e che sono soltanto tre le controindicazioni nel caso di utilizzo nell’auto-emo-infusione: la gravidanza, il favismo e l’ipertidiroidismo. Specifica, inoltre, che si possono trattare i pazienti senza sospendere l’uso dei farmaci. Infine, da socio dell’Accademia Internazionale di Ricerca in Ossigeno Ozono Terapia manifesta la volontà di collaborare per la sperimentazione scientifica.
«L’AIRO, presieduta dal professore Dario Apuzzo, e di cui io faccio parte, si era offerta di fare sperimentazioni negli ospedali mettendo a disposizioni i macchinari e la nostra opera. Purtroppo ci sono state forti resistenze, eppure ci sono tecniche innovative che stanno dando buoni risultati. Ritengo che per battere il coronavirus bisognerebbe investire in ricerca, ad esempio in nutraceutica o sul potenziamento del sistema immunitario».