È una società “malata” quella che viene fuori dall’analisi dell’infanticidio verificatosi a Trapani. Una società chiusa al suo interno, dove la fanno da padrone la paura, la rabbia e la solitudine di chi commette gesti di questo tipo, verificatosi soltanto poche ore dopo l’abbandono di un altro neonato a Ragusa.
È questo il pensiero di Francesco Pira, sociologo e professore all’Università di Messina. “Una madre ha deciso di scaraventare il proprio figlio dalla finestra e non se ne capisce la ragione. Un dramma avvenuto a poche ore di distanza da quello verificatosi a Ragusa, con un neonato abbandonato in strada”.
“C’è da chiedersi – continua il sociologo -, quindi, cosa hanno pensato queste donne che hanno deciso di privarsi di un bimbo che è cresciuto nella loro pancia per diversi mesi. E poi anche perché non sono state aiutate da una società che dovrebbe, invece, garantire tutti i momenti di assistenza, non soltanto a livello di pratica, ma anche dal punto di vista della psicologia”.
“Come mai la famiglia non si è accorta di quanto stava accadendo e dov’è la responsabilità dei genitori, ma anche della società stessa. Io ho paura di questa società – dice Francesco Pira -, ma anche di questa solitudine che ognuno sente dentro di sé. Paura della rabbia e del disagio costante, di questo non sentirci protetti, amati, in questo mondo dove il valore della vita è diventato molto relativo”.