Coronavirus, prosegue presidio dei familiari al carcere di Trapani: con il cuore “dentro le mura”

“Mia figlia piange da ieri perché non potrà incontrare il padre per chissà quanto tempo”. Lo dice una delle donne – sono la maggioranza, anche oggi – del gruppo che sosta anche oggi davanti alla Casa circondariale di Trapani. Stanno protestando pacificamente, con una sorta di “presidio”, non tanto contro la decisione di sospendere i colloqui tra detenuti e familiari decisa dal governo per contrastare la diffusione del coronavirus nelle carceri, quanto per ottenere dal ministro della Giustizia provvedimenti come la scarcerazione dei loro cari, in forma di indulto o amnistia straordinaria o, in alternativa, la detenzione domiciliare.

Al momento, contrariamente a quanto accaduto da sabato ad oggi, con rivolte in 27 Istituti tra cui il “Pagliarelli” di Palermo e l’evasione di venti detenuti dal carcere di Foggia, la situazione all’interno della Casa Circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani appare sotto controllo.
“Noi chiediamo che la salute dei nostri familiari sia tutelata – dicono i manifestanti trapanesi – e, ovviamente, anche quella dei poliziotti penitenziari e del resto del personale del carcere. Non ce l’abbiamo con nessuno, vogliamo solo stare tranquilli”.

Intanto oggi, nel piazzale interno della Casa Circondariale, la Protezione Civile ha montato la tenda che servirà ai sanitari per effettuare il pre-triage e una visita accurata a tutti i detenuti giunti dalla libertà o da altre carceri. “Ciò al fine di tutelare ancor di più la salute dei nostri detenuti – si legge nel post sulla pagina Facebook del carcere trapanese – . Speriamo che i familiari dei ristretti capiscano che stiamo facendo il massimo per tutelarli”.

A livello nazionale dal Pd è stata avanzata la proposta di consentire i domiciliari a chi è vicino a fine pena per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri italiane. Lo ha spiegato il senatore Franco Mirabelli: “Si mettano ai domiciliari tutti coloro che hanno pochi mesi ancora da scontare per arrivare a fine pena”. Anche il responsabile dem per la Giustizia, Walter Verini, ha sollecitato il governo Conte a “trovare soluzioni immediate”.

Il Garante nazionale delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, ha espresso “forte preoccupazione” per le proteste in corso in diversi Istituti penitenziari “sfociate talvolta in violenze inaccettabili, con conseguenze gravissime, prime fra tutte la morte di alcune persone detenute”.

Il ministro Bonafede ha definito “un dovere tutelare la salute di chi lavora e vive negli Istituti penitenziari”. “Manterremo un dialogo costante, nei Dipartimenti di competenza, sono attive task force e si assicura la costante informazione all’interno delle strutture per la popolazione detenuta e i lavoratori. Ma deve essere chiaro – ha concluso Bonafede – che ogni protesta attraverso la violenza è solo da condannare e non porterà ad alcun buon risultato”.

Nell’attesa che qualcosa possa cambiare, i familiari dei detenuti del carcere trapanese restano lì, dietro ai cancelli: un modo, se non altro, per sentirsi più vicini a quel pezzo del loro cuore che è custodito tra quelle mura.