Coronavirus: lo chef trapanese è tornato in Italia. Nessun volo di Stato per gli italiani in Australia

Nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato le difficoltà degli Italiani bloccati in Australia a causa dell’emergenza coronavirus, tra loro, anche lo chef trapanese, Salvatore Abate, che nel suo appello dello scorso marzo chiedeva al Governo italiano di poter rimpatriare insieme ad altri connazionali con un volo di Stato.

Il trapanese trascorrerà la Pasqua nel suo Paese, lui insieme ad altri “fortunati” è riuscito a lasciare l’Australia e far rientro in Italia. Sì,“fortunati”, perché purtroppo il Governo Italiano non ha organizzato nessun volo di rimpatrio e solo chi, che come lui, può permettersi di pagare il costoso biglietto aereo è riuscito a imbarcarsi sull’unico volo ancora disponibile l’Europa.

”Qualche giorno fa – racconta Salvatore Abate – sono partito dall’aeroporto di Melbourne insieme ad altri italiani, finalmente sono riuscito a salire su quell’aereo per far rientro a casa dopo ben tre voli andati a vuoto. Arrivato all’aeroporto – continua – mi sono sentito abbandonato dal mio Paese, quando ho visto che alcuni rappresentanti del Governo tedesco radunavano i propri i connazionali per rimpatriarli e ho subito pensato: che ne sarà degli altri ragazzi?”.

Abate, tornato in Italia da un paio di giorni, trascorrerà la Pasqua e la quarantena a Roma, il giovane – a causa del lockdown – non è potuto tornare a Trapani dalla sua famiglia. “È vero, sono ancora lontano da casa, ma adesso sono sereno. Mi sento al sicuro perché so che se dovessi contrarre il virus qui sarò curato”. Il trapanese ha affittato una casa nella Capitale insieme a un’altra ragazza rientrata con lui, tutti i giorni un medico dell’Asp si reca a fare visita ai due per misurare la temperatura corporea e per assicurarsi del loro stato di buona salute.

”Mi sento fortunato – dice il giovane – perché oggi, in un giorno di festa, seppur in un momento di difficile, io sono a casa e al sicuro. Il mio pensiero va a tutti gli italiani rimasti oltreoceano con la paura del virus che avanza e di rimanere senza un tetto e un reddito. Voglio ringraziare chi in questi giorni mi è stato vicino supportandomi moralmente: la mia famiglia e i miei amici. Un ringraziamento va anche al sindaco della mia città, Giacomo Tranchida, che dal giorno del mio appello, mi ha mostrato la sua vicinanza e la sua solidarietà, accertandosi che io stessi bene e che potessi effettivamente tornare a casa. Adesso, però, spero che tutti quanti possiamo superare questo momento e far finalmente ritorno nella mia amata Trapani”.