Coronavirus, i farmacisti: “Prezzo imposto per le mascherine o smettiamo di venderle”

Federfarma lancia un appello alle autorità perché intervengano sulla speculazione sulle mascherine. L’associazione di categoria, che segnala le difficoltà nella distribuzione dei dispositivi di sicurezza, chiede di poter vendere le mascherine “a prezzi imposti e senza inutili adempimenti burocratici” e annuncia che l’alternativa potrebbe essere lo stop alle vendite. Ancora adesso le mascherine sono difficilmente reperibili e hanno prezzi altissimi. Una situazione che – se non si interviene – rischia di peggiorare nella fase 2 quando sarà obbligatorio, per molte attività, utilizzare i dispositivi di protezione.

Già dai primi di marzo, l’associazione dei titolari di farmacie, ha avanzato diverse proposte concrete: ad esempio, effettuare in farmacia la distribuzione delle mascherine, provenienti dal canale della Protezione civile e destinate a utenza “debole”; vendere mascherine anche senza il marchio CE per ridurre i tempi di immissione in commercio; ridurre al 4% l’iva su mascherine rispetto all’attuale 22%, in modo da garantirne la vendita a prezzi equi.

“L’unica cosa concreta – spiega il presidente di Federfarma, Marco Cossolo – che si è potuta constatare sono gli innumerevoli controlli effettuati dalle Autorità preposte, con l’elevazione di pesantissime sanzioni per il mancato rispetto di adempimenti burocratici e, ancor più grave, con il sequestro di dispositivi (per mancanze non imputabili alle farmacie), che non fanno altro che lasciare la popolazione esposta al rischio di contagio. Nessun cenno per spiegare l’alterazione dei prezzi alla fonte di cui le farmacie sono le prime vittime”. A fronte di questo, conclude, “non sembra rimanere altra strada che suggerire alle farmacie di astenersi dalla vendita di mascherine e dispositivi di protezione individuale.