Passano definitivamente al patrimonio dello Stato i beni che erano stati sequestrati a Giovanni Domenico Scimonelli, esponente di spicco della famiglia mafiosa di Partanna.
Ieri i poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura e militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trapani, hanno eseguito a Partanna, Salemi e Gibellina il decreto di confisca dei beni per un valore stimato di 3 milioni di euro.
Scimonelli è ritenuto essere un importante anello della catena epistolare facente capo al boss latitante Matteo Messina Denaro. Con lo stesso provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, gli è stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di quattro anni.
Il sequestro preventivo dei suoi beni era stato eseguito nel 2016 dopo approfondite analisi ed indagini patrimoniali svolte congiuntamente dai poliziotti della Divisione Anticrimine e dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza.
La figura di Domenico Scimonelli emerge come manager impegnato non solo a gestire gli affari dei suoi supermercati a marchio DESPAR e della sua azienda vinicola Occhiodisole srl, ma anche come “postino“ dei pizzini con i quali portava gli ordini di Messina Denaro ai boss mafiosi. Nell’agosto del 2015 era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Ermes” condotta dalla Polizia e coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, in quanto individuato tra quei soggetti fedelissimi del capo mafia castelvetranese per il quale recapitavano e ricevevano la corrispondenza non solo per agevolare la sua latitanza ma anche per assicurare la trasmissione di importanti direttive sulle attività di Cosa Nostra trapanese .
Nel dicembre del 2015, inoltre, Scimonelli è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – a seguito di indagini svolte dalla Polizia – per il suo coinvolgimento in qualità di ideatore e mandante, dell’omicidio, aggravato dal metodo mafioso, di Salvatore Lombardo, avvenuto nel maggio del 2009 allo “Smart Cafè” di Partanna. L’uomo era stato “punito” per aver rubato un furgone con a bordo merce di proprietà di Scimonelli. Per questo episodio la Corte d’Assise di Trapani – nel gennaio del 2018 – lo ha condannato all’ergastolo.
La confisca riguarda otto beni immobili, cinque tra autovetture, furgoni e mezzi meccanici, quattro società/imprese con i relativi capitali sociali e i pertinenti complessi aziendali (di cui due operanti nel settore della compravendita di generi alimentari e bevande, nel commercio all’ingrosso di prodotti alimentari già confezionati, mentre le altre due operanti nel settore agricolo e immobiliare), una partecipazione in altre società e quindici tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura.