Aveva ragione il Consorzio Universitario di Trapani. Con una sentenza della Corte di Appello di Palermo che ha confermato quella del Tribunale di Trapani. Secondo quanto riportato da Tvio, la terza sezione civile della Corte di Appello di Palermo, presieduta da Gioacchino Mitra ha respinto infatti il ricorso avanzato dall’allora sindaco di Erice Giacomo Tranchida, obbligato da una sentenza a pagare al Consorzio Universitario la somma di euro 103.291,38 relativa alla quota associativa per l’anno 2013. Adesso, dopo la sentenza della Corte di Appello, si aggiungeranno, oltre alle spese legali, quasi sicuramente gli interessi.
Una cifra non certo piccola per il Comune di Erice che ora dovrà trovare i fondi. A seguito di ciò, forti sono state le prese di posizioni di Nino Oddo, vicesegretario nazionale del PSI e oppositore di Tranchida.
“Scellerata la politica culturale del Comune di Erice – scrive l’ex deputato regionale -, acclarata dalla recente sentenza del tribunale di Palermo. Ma grottesca la situazione in cui ora si trova l’università, la quale, dopo avere avuto riconosciuto le quote in carico al Comune del 2013, ragionevolmente dovrebbe richiedere quelle degli anni successivi gravata delle ulteriori spese legali e interessi maturati. Ma oggi uomo forte, che ne designa peraltro alcuni amministratori, è l’attuale sindaco di Trapani. Lo stesso che determinò l’inghippo da sindaco di Erice”.
“A questo punto i vertici dell università si trovano difronte a un atroce dilemma. Perseguire gli interessi dell ente che amministrano, o tutelare l’uomo forte che li ha designati?” ha concluso Nino Oddo.
Durissime sono anche le parole del coordinamento comunale di Erice del PSI. “Nella precedente legislatura la cosiddetta politica culturale del Comune di Erice fu al centro di uno scontro accesissimo fra il PSI e il suo gruppo consiliare e il sindaco Tranchida e l’Amministrazione da lui guidata quando con una decisione miope il Comune si tirò inopinatamente fuori dal Consorzio Universitario – scrivono il coordinatore Dino Manzo e i componenti Yvonne Vento, Giuseppe Clemente, Matteo Valenti, Peppuccio Porracchio, Franco Mione ed Enzo Favara – , crediamo unico caso di mondo. Salvo poi proporre colate di cemento, prospicienti la spiaggia per residenze universitarie per studenti fuori sede inesistenti”.
“Queste scellerate scelte, oggi, trovano risposta nella sentenza della Corte d’Appello di Palermo che condanna il Comune a risarcire il Consorzio per il mancato versamento delle quote e che graveranno sulle tasche dei cittadini, insieme alle ingenti spese legali che ne deriveranno. In politica spesso occorre tempo, ma alla distanza le incongruenze emergono. Peccato che a pagarne le conseguenze siano come in questo caso i cittadini”.