Chiavetta esplosiva in Procura, chiesta condanna per l’Unabomber di Pantelleria

Sarà emessa il prossimo 21 febbraio la sentenza del processo, che si celebra al Tribunale di Trapani, contro Roberto Sparacio, l’ingegnere palermitano accusato di essere l’autore della pen drive esplosiva che, nel 2018, ferì gravemente ad una mano un ispettore della Polizia di Stato in servizio alla sezione di pg di Trapani. Il dispositivo era destinato ad un’avvocata trapanese, Monica Maragno.

La pm Francesca Urbani, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto la condanna a 9 anni e sei mesi, oltre che una multa di tremila euro e la sorveglianza speciale per tre anni dopo la scarcerazione.

Sparacio venne identificato e arrestato, otto mesi dopo il fatto, dai poliziotti della Squadra mobile di Trapani. Nelle perquisizione nel laboratorio che Sparacio aveva allestito in una casa di famiglia a Pantelleria furono trovati manuali e sostanze esplosive.

La vicenda nasce nel 2016 alla morte del padre dell’ingegnere, quando il suo patrimonio venne minacciato da una serie di azioni legali di alcuni creditori. L’uomo fabbricò due chiavette contenenti esplosivo. Sparacio, hanno ricostruito gli investigatori, era disposto a tutto pur si salvaguardare le proprietà familiari, persino all’eliminazione fisica di uno dei creditori attraverso un killer da assoldare nel deep web. Nell’estate del 2016, a Palermo, aveva anche preso a pugni uno dei suoi difensori, responsabile, secondo lui, di non aver agito al meglio per evitare la vendita all’asta di un suo appartamento.