I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, stanno eseguendo 14 arresti e 11 denunce in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palermo nei confronti degli affiliati alla “famiglia” mafiosa di Castellamare del Golfo.
Tra gli arrestati nell’operazione denominata “Cutrara” c’è il reggente Francesco Domingo, soprannominato “Tempesta”, già condannato a 19 anni di carcere per associazione mafiosa e tornato in libertà nel 2015.
I “Cutrara”, sotto il governo dei Piemontesi in Sicilia, erano gli approfittatori senza scrupoli e coloro che si dividevano la “coltre” del dominio con i loro maneggi politici che danno ricchezza e potere con il supporto della delinquenza organizzata, quelli che i Piemontesi chiamarono “mafia” ma a cui si appoggiarono per mantenere un presunto ordine pubblico, decretandone così un salto di qualità. I “Cutrara” furono oggetto di una rivolta scoppiata a Castellammare del Golfo nel 1862 e poi soffocata nel sangue dagli occupanti. Oggi, quel termine è stato usato dagli inquirenti per indicare i mafiosi assoldati da Francesco “Tempesta” che, dopo essere stati messi da parte dai clan vicini ai Corleonesi, si sono attivati per tornare a comandare, pronti a rimettere mano alle armi e con il placet del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Nel bliz sono impegnati 200 militari dell’Arma con il supporto di unità navali, aeree e reparti specializzati, come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, e unità cinofile per la ricerca di armi. Sono in corso anche decine di perquisizioni. I reati contestati sono quelli di associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti aggravati dal metodo mafioso.
Scoperti inoltre importanti legami che il boss castellammarese intratteneva con esponenti delle famiglie mafiose degli Stati Uniti, in particolare quelli appartenenti ai Bonanno di New York che, in più occasioni, lo incontravano aggiornandolo sulle dinamiche mafiose d’oltreoceano e chiedendo l’autorizzazione ad interfacciarsi con altri esponenti mafiosi del mandamento di Alcamo.
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